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QUESTA È LA COSA PIÙ BELLA E MERAVIGLIOSA CHE IO POSSA ESSERE

QUESTA È LA COSA PIÙ BELLA E MERAVIGLIOSA CHE IO POSSA ESSERE

Nella ricerca spasmodica della felicità che ognuno persegue, giorno dopo giorno, dalla propria nascita al giorno in cui ce ne andremo c’è il desiderare, costantemente, qualcosa che non abbiamo.

Vorrei essere questo, vorrei fare quello. Soprattutto, vorrei avere quest’altro.

Come sempre la comprensione del linguaggio ci corre in aiuto.

Essere vs avere. Fare è a sé.

Ricordo alle elementari quando la classe era stata chiamata a riflettere sul tema: meglio essere o avere?

E il buonsenso comune, ovviamente, dettava fosse assolutamente meglio essere.

[Dettato forse anche da un certo senso italico ove per accedere alle porte dell’eternità bisognava spogliarsi dei propri beni terreni in quanto la ricchezza è peccato, chissà perché in passato i poveri erano anche ignoranti e controllare persone ignoranti è più facile che controllare persone che sono informate, documentate, preparate, competenti..].

Ebbene, non c’è “un” meglio tra i due concetti perché, semplicemente, non sono per niente opposti.

Avere non è il contrario di essere; soprattutto non è peggio.

Essere è una cosa. Avere un’altra. Fare un’altra ancora. Eppure tutte e tre compongono un essere a sé. Una entità propria.

Vediamoci meglio dentro: io non sono quello che ho. Dove per HO si intendono oggetti, giocattoli.

Piuttosto sono quello che faccio. Ma allo stesso tempo sono anche quello che penso.

E se quello che penso è la condizione propedeutica di quello che faccio e quello che faccio mi permette di avere, significa che io, nell’agire tutto questo ed essendo in parte il motore della manifestazione di tutto questo, sono anche tutte queste cose assieme.

Allora sono tutto quello che ho, nel senso di tutto quello che mi sono guadagnato (a prescindere dalla condizione di partenza, s’intende). Ho è una conseguenza di quello che sono.

La differenza di HO sta nella natura di ciò che mi appartiene. Ad esempio mi appartiene l’attitudine che ho, lo slancio nel fare, lo slancio nel perseguire, l’orientamento al risultato, lo sguardo al costruire, al condividere, al redistribuire.

HO e SONO in questo caso sono la stessa cosa.

Mentre quello che ottengo è la probabile conseguenza.. se ho un jet privato da 30 milioni di dollari (ho visto su LinkedIn nelle sponsorizzate che è uscito il nuovo modello di Embraer ed effettivamente l’ho intimamente desiderato sapendo molto bene possa essere una cosa un po’ lontana da ottenere, per me, allo stato attuale) è comunque diverso in quanto oggetto, da un’attitudine.

Sono due entità diverse.

Cosa ci impedisce dal pensare di poter “volare”?

FACCIO è lo strumento per ottenerla. La paura si risolve nell’azione e quando si ha paura di qualcosa basta affrontare quella data cosa e puff, magia: la paura svanisce.

Il concetto iniziale al quale voglio giungere è questo:

NOI DESIDERIAMO COSTANTEMENTE.

  • In particolare, desideriamo ciò che non abbiamo.

Desideriamo sempre avere qualche cosa, specie se questa cosa non ci appartiene. È la naturale attitudine dell’uomo all’espansione, al crescere, all’adattarsi sempre tenendo presente che l’uomo è uno degli esseri viventi con la più efficace adattabilità tra le specie.

Desideriamo avere un auto più bella, un lavoro più appagante, relazioni più intime, capi migliori, più soldi, un jet privato, dimagrire e vorremmo anche andare a correre per farlo salvo non andarci e lamentarsi (il fare è conseguenza di volere).

Questa spinta è naturale nell’uomo. La contro spinta si chiama: “e se non ce la dovessi fare? E se non funzionerà? E se e se e se?“.

La paura che blocca è condizione naturale dei paurosi conservativi e se fosse per loro la ruota sarebbe ancora quadrata.

Ne parlo qui ->

Mi piacciono le persone che per brillare non spengono nessuno

 

Tornando a noi: vorremmo essere meno soli e quindi vorremmo una famiglia, una persona al nostro fianco, avere dei figli.

Vorremmo clienti meno esigenti, più riconoscenti, che ci pagano meglio, viaggiare di più, conoscere più persone. Vorremmo avere più opportunità, più chances di farcela.

Farcela a fare cosa? Farcela ad avere cosa?

Facile, farcela ad essere qualcosa. Qualcosa che probabilmente non siamo o non siamo ancora.

NON STO DICENDO DI SMETTERE DI DESIDERARE. Anzi, sto dicendo che desiderare è sano. Ma bisogna partire da una base, di ritornare a rendersi conto di ciò che si ha per migliorare la propria condizione fatta di essere, avere, fare e pensare.

Noi siamo già qualcosa.

Desiderare è sano ma serve un piano. Senza quel piano possiamo desiderare ed affidarci al fato. Ma non serve lamentarsi perché mentre avere un piano di azione è uno strumento, lamentarsi non lo è, anzi, è lo strumento più efficace per NON arrivare dove si desidera.

Noi siamo già qualsiasi cosa vogliamo: si tratta solo di diventarlo.

E per farlo basterebbe desiderare ciò che siamo già e ciò che abbiamo già.

Il senso di appagamento che ne deriverebbe ci farebbe sentire già felici perché non c’è alcun motivo per non esserlo già.. perché semplicemente abbiamo già tutto questo.

Essere felici ci farebbe approcciare al cambiamento, allo slancio, al divenire con quella leggerezza d’animo che la pesantezza invece che caratterizza la sofferenza del non essere e del non avere non permetterà di condurci verso l’ottenimento di quello stato desiderato.

Ciò che ci manca semmai, è il FARE (il piano d’azione) qualcosa di diverso per diventare qualcosa di ulteriore.

Partendo non da una base che non esiste ma da una base già ricca di esistenza, di esperienze, già ricca di avere, già ricca di essere.

Senza nessuna prevaricazione, senza nessun spiattellare in faccia che si è studiato, che si è questo e quell’altro senza averlo dimostrato. Senza grandi proclami.

Questo mio ragionamento parte da un piccolo, dolce e meraviglioso concetto che mi si è manifestato nella mente e nel cuore quando i miei figli sono venuti nel lettone una mattina e me li sono abbracciati, uno a destra e uno a sinistra.

Questa è la cosa più bella e meravigliosa che io possa essere.

Leonardo Aldegheri
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COME UN CAPOLAVORO ROCK DEGLI ANNI ’90 SIA ATTUALE E ABBIA ANCHE QUALCOSA DA INSEGNARCI

Scritta e simbolo color oro del gruppo rock Queen su sfondo nero

COME UN CAPOLAVORO ROCK DEGLI ANNI ’90 SIA ATTUALE E ABBIA ANCHE QUALCOSA DA INSEGNARCI

No, non sto parlando degli struggenti violini di The show must go on che ho ascoltato fino a consumare la cassetta benché abbia ben capito solo poi nel corso della vita che il suo significato è vero, ovvero che qualsiasi cosa accada lo show continui, imperterrito, nel suo intercedere.

Perché è nell’ordine delle cose.

Perché tutto si muove e quando qualcuno si ostina a volerle tenere ferme perché ha paura la sua resistenza è, semplicemente, vana.

Parlo di un pezzo nel disco dei Queen che da il nome all’album omonimo, l’ultimo con Mercury – Farouk Bulsara: INNUENDO.

Immagine a colori del disco Innuendo dei Queen, che vede i quattro musicisti in maschera

Ho adorato i Queen quando facevo le medie ed è una band che apprezzo molto di più oggi, in età matura, per il significato dei testi che i nostri eroi hanno divulgato e continuano a divulgare.

INNUENDO. Va letto ed interpretato. Va capito.

[Premessa. Mi piace capire il senso che c’è dietro alle cose. Anche dietro alle canzoni, perché mi piace capire e applicare, anche nel mio contesto attuale e quotidiano. Non solo per vedere se qualcosa è utile ma per poi trasferirlo, se lo è].

Nello special del pezzo Mercury dice you can be anything you want to be. Ascoltalo, è magia pura. Anche mentre leggi l’articolo, il video è qui sotto.

Dice una cosa pazzesca, nel 1991. Dice che noi possiamo essere qualsiasi cosa vogliamo. Interpretando la frase in chiave moderna, lo dice quasi come fosse un life coach.

Lo dice come dovesse motivarci senza essere un motivatore di professione (beh, in un certo senso eccome se lo era, eccome).

NB: non si tratta di fare una pallosissima parafrasi come a scuola ma di estrapolare quanto ci serve di concreto.

..”Till the mountains crumble into the plain

Oh yes, we’ll keep on trying
Tread that fine line
Oh, we’ll keep on trying“.

Fino a quando le montagne piomberanno nel mare, noi continueremo a provarci, superando la sottile linea di confine, continueremo a provarci.

Our lives dictated by tradition, superstition, false religion.
Through the eons and on and on, oh yes, we’ll keep on trying. Till the end of time.

Through the sorrow all through our splendor
Don’t take offence at my innuendo

E all’intonare della chitarra flamenco di May, ecco la nostra frase:

You can be anything you want to be

Just turn yourself into anything you think that you could ever be
Be free with your tempo, be free, be free
Surrender your ego be free, be free to yourself

Puoi essere qualsiasi cosa tu voglia.
Semplicemente trasformati in qualcosa che ritieni potresti essere.
Sii libero del tuo tempo, sii libero.
Rinuncia all’ego per essere libero, libero di essere te stesso.

“And whatever will be will be, we’ll just keep on trying. Till the end of time”

Sarà quel che sarà, noi continueremo a provarci fino alla fine dei tempi.

Ci leggo un valore che oggi sta tornando alla ribalta. La perseveranza.

Innuendo è un elemento di significato che attribuisce un senso al suo riferimento ma senza riferirsi ad esso direttamente.

In una parola, significa allusione.

INNUENDO = ALLUSIONE

Allusione, sostantivo femminile:

Riferimento velato che fa appello alla fantasia o alla memoria dell’interlocutore o lettore: fare allusione a qualcuno o a qualcosa. 

  • PARTICOLARMENTE –> Indicazione o rivelazione del mondo spirituale di un artista tramite il potere evocativo emanato da un linguaggio simbolico o apparentemente astratto.

Boom! Esatto, centrato il punto. L’artista è un tramite perché libera il proprio essere mediante l’espressione di se stesso. Ma non serve essere solo artisti per farlo. Ognuno può farlo.

Ognuno deve farlo. Siamo chiamati a farlo.

Siamo dei tramite.

Innuendo non è un’allusione. Non è nemmeno un’illusione.

Significa intercedere.

INDULGERE.

Immagine in blu, bianco, nero e verde che produce un effetto ottico di movimento
Cosa vedi in quest’immagine? Un’illusione? O è il tuo cervello che “interpreta“?

“Don’t take offence at my innuendo” significa non disturbare il mio cammino, non essere un fastidio nel mio indulgere.

Nel mio incedere.

Attraverso il dolore e godendo del nostro splendore. E qualche tempo fa su Facebook ho fatto questa connessione, mentre pensavo all’articolo che stai leggendo che ho in pancia da almeno un paio di mesi:

O SI CAMBIA O TUTTO SI RIPETE

Perché è nell’ordine delle cose. Come ho scritto sopra e più e più volte nei miei articoli. Il film si riproporrà sempre.

Il simbolo di seguito mi ricorda l’Auryn de La Storia Infinita.

https://it.wikipedia.org/wiki/Auryn – interessante il suo significato “fa ciò che vuoi” interpretabile come “fai ciò che vuoi in armonia con chi sei”, cioè “esprimi te stesso“.

INDULGI.

Viviamo in un posto dove è richiesto ci esprimiamo. Ed è un delitto capitale non farlo per paura. Per paura di cosa? Degli altri? Delle religioni? Da “Our lives dictated by tradition, superstition, false religion”?

Quando si cambia si evolve e nell’evoluzione ci si esprime. Se non lo fai, la vita continua a riproporsi finché non impari.

E continui a provarci fino alla fine dei tempi.

Disegno di due serpenti intrecciati che si mordono vicendevolmente la coda, richiamando il simbolo dell'ouroboros e il simbolo dell'infinito. Nel mezzo il teso O si cambia o tutto si ripete

Leonardo Aldegheri
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LA QUALITÀ DEGLI ESSERI UMANI

Durante un lancio, gli amici paracadutisti ricordano lo scomparso Corrado con un telo che lo raffigura proprio in volo
Durante un lancio, gli amici paracadutisti ricordano lo scomparso Corrado con un telo che lo raffigura proprio in volo
Photo Credit: Michele Cavallaro

È passato un altro mese, solo due da ferragosto. Ero in montagna, era pomeriggio. Stavo passeggiando tranquillo con i miei piccoli nella natura. Mi siedo vicino alla staccionata con dei cavalli vicino per rilassarmi e guardare il telefono, apro whatsapp e leggo.

Raggiungo subito mia moglie. Lei capisce subito.

Ci sono alcune cose nella vita, alcuni momenti, in cui vorresti probabilmente lasciare che tutto vada per la sua strada.

Quante volte capita? Spessissimo.

Credo tutti siamo chiamati ad esperire determinate azioni, determinate situazioni ovvero azioni collocate in un contesto specifico. Lezioni più o meno dure che la vita ci riserva. Costantemente.

Me lo ricorda il sonno, quando alle 4.10 come per l’ennesima volta stanotte, ero sveglio.

Perché?

C’è chi dice per crescere. Altri, per imparare.

Per imparare cosa? A volte non si può fare a meno di imparare?

Per chi ci crede, c’è il Karma. Quello che fai ritorna.

Per chi crede nella reincarnazione, c’è chi parla di Karma addirittura trasversalmente in più vite. Persino che devi scontare il Karma di una vita precedente.

Io non giudico, non dico, non addito. Accolgo, raccolgo, penso. A volte capisco, la maggior parte delle volte, NO.

Penso a una vita che fondamentalmente riflette chi sei pertanto non fa altro che darti ragione come quando fai le linguacce a uno specchio e vedi linguacce. E se sorridi vedi un sorriso.

Così da un atteggiamento riottoso finirai per attrarre come conseguenze azioni relative a quel tipo di atteggiamento e da un atteggiamento pacato e collaborativo attrarrai pacatezza e collaborazione. In linea di massima, s’intende, ma da che mondo è mondo, funziona così.

Così la vita ti restituisce attorno quanto hai seminato e quanto semini dipende da chi sei. E da come lo fai. E da quanto lo fai. E da cosa semini.

La semina è il segno che lasci.

Poi c’è chi se ne va presto, troppo presto. Guarda caso una persona il cui Karma sicuramente sarebbe ritornato mille volte migliorato.

E quando una persona lascia un bel segno – che sarebbe quello per cui tutti veniamo su questo pianeta, che sia per crescere, imparare o quant’altro, sempre per chi ci crede – la qualità umana fa in modo di ricordarlo.

C’è chi, Karma più o Karma meno, fa un gesto meraviglioso, in cielo.

Nel più bel posto dove stare quando vuoi stare in libertà.

Allora succede che un gruppo di persone si organizzi, stampi un’immagine meravigliosa e si adoperi per studiare come fare – grazie a due Alfieri – a farla brillare a una velocità di caduta che è propria di chi è abituato a cadere.. ma a cadere forte. Molto forte.

Per chi ha fatto della caduta libera in aria, che noi chiamiamo VOLARE, la propria dimensione di libertà.

Gesti così vengono da una dimensione che è propria di chi pensa all’altro, non vedo solo il suo e così facendo lascia il segno. Piccolo o grande, non importa.

Queste sono le cose che mi fanno essere orgoglioso di essere un essere umano.

Il decollo Sunrise è il primo decollo del giorno, dove dieci persone salgono su un velivolo per intingersi di aria.

Qui, dieci persone hanno pensato al lancio da dedicarti, per ricordarti, per farti sentire che sei nei nostri cuori.

“E sei tornato in aria con noi..” (Andrea Delli).

Il Cielo è la tua Casa. Ciao Corrado.

Marco Mazzi e Giuseppe Bianco (gli alfieri), Marco Tosoni, Stella Gdb, Michael Cavalieri (foto), Andrea Delli, Matteo Turra, Alessio Licari, Alessio Caramori, Oscar Bellandi.

C’è chi scappa sempre. Chi cade da una vita. C’è chi corre e chi è fermo.

C’è chi vola.

Gli amici paracadutisti dello scomparso Corrado in tuta da volo con alle spalle un aereo
Photo Credit: Michele Cavallaro

Cieli blu.

Leonardo Aldegheri
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BITCH. YOU’RE A FAN

BITCH. YOU’RE A FAN

[molto SERENAMENTE – uno spunto di riflessione domenicale]

Mi domando:

1. perché taluni si ostinano a voler speculare sul conto altrui?

2. non hanno proprio altro da fare che intercedere sulle vicissitudini della vita di “alcune” persone, scelte con sapiente (si fa per dire, è puramente istintiva) mira?

3. facendo (che li sgami lontano chilometri) peraltro finta di farlo per il bene.. di chi? Il loro?

4. cosa li muove?

  • Rancore, invidia, rivalsa, rimuginamenti vari ed eventuali?
  • Non essere mai cresciuti?
  • Io bambino che prevale sull’io adulto?
  • Drammi irrisolti?
  • Freni psicologici dovuti a traumi infantili?
  • Un brutto rapporto col padre con alcuni sospesi?
  • Gelosia edipica?
  • Incapacità di autocontrollo?
  • Volontà di prevaricazione?
  • Incapienza psicologica?
  • Ignoranza?
  • Mancanza di una reale motivazione / scopo nella vita?
  • Balbuzie emotiva?

5. dulcis in fundo, non hanno una vita loro?

Le risposte a queste interessanti domande possono essere molteplici, ma pensiamo all’ultima, giusto per non andare lunghi.

Magari una vita loro anche ce l’hanno, solo che hanno deciso di combattere, devono remare contro.

Eh, è la loro natura.

La verità è che remano contro sé stessi: il fatto di farlo contro chi hanno preso di mira è un’illusione.

La vera battaglia è dentro di loro.

Certo, a qualcuno viene in mente siano, in pratica, dei bulli. Sì, certo: sono dei BULLI.

E in quanto tali vigliacchi, agiscono vigliaccamente e se la prendono con chi “sembra” non sia in grado di difendersi, come avviene classicamente. Ma lo pensano loro.

Gli spiriti liberi, invece – ahimè, non li controlli. Mai stato.

Sbordano sempre, anche qui, è la loro natura. Solo che loro pensano al loro, mai al conto altrui, perché non sono interessati, semplicemente.

Pensano già abbastanza a migliorarsi costantemente. Il loro focus è lì. Per quello sembra che si facciano gli affari loro.

Focus!
Focus sul tuo.
Fai bene il tuo.
Pensa al tuo.

Io penso a fare bene il mio.
Non ti va bene, continui a voler speculare?

Vai per la tua strada.
Io vado per la mia.
Facciamo in modo di non incrociarle, su.
Il mondo è grande. C’è spazio per tutti. Ohmmmmm.

🙏👁️🤫🤭🧐😈😇

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Leonardo Aldegheri
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