Stai certo che se vuoi vedere la negatività o l’aspetto lamentoso, ammorbante, pesante di una cosa, lo trovi di certo. Sicuro come l’oro.
Sicuro come loro.
Così come, volendo, trovi di certo l’aspetto BELLO, positivo, utile, trasformando quell’evento, quella frase, quella provocazione in una opportunità.
Nel transurfing questo si chiama principio di coordinazione dell’intenzione.
È davvero facile: ogni volta che ti capita di pensare od osservare qualcosa, ricorda di pensare a quale sia l’intenzione – cioè dove stai dirigendo quel tuo pensiero – e se essa è buona o meno buona.
La purezza dell’intenzione cambia la vita.
La bellezza è ovunque.
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Sono un imprenditore che ha a cuore la responsabilità non solo d’impresa ma anche di quella legata al ruolo sociale dell’imprenditore.
Desidero un’impresa che sia strumento per migliorare le persone e il MONDO.
Le mimose hanno un profumo meraviglioso, sanno di primavera.
Poi per me l’8 marzo è una bella data perché è stata la prima volta che mi sono lanciato da un aereo (22 anni fa).
Poi, fossi nato donna, forse direi che festeggiare il fatto di esserlo è un pensiero simpatico e carino, nulla di più.
Un’attenzione. E in quanto tale meravigliosa di suo.
Ma sono nato uomo e lo dico da uomo.
Celebrare la festa dell’essere è a prescindere dal genere.
Basta, davvero BASTA, con queste cazzate che la donna è questo e quell’altro (inferiore, superiore, sesso debole, sesso forte, zoccola, mamma, amante, moglie, etc.).
A me, ogni volta che devo compilare un form dovendo inserire i miei dati, alla voce SESSO M o F, viene sempre da rispondere Sì (e grazie anche)
Perché anche l’uomo è questo e quell’altro (nerd, pelato, palestrato, senza muscoli, con l’alito fresco / di mxxda, con la bella macchina / col cassonetto con le ruote, etc.).
Tutto ciò è a-n-a-c-r-o-n-i-s-t-i-c-o.
Siamo, semplicemente:
– Sfigati UGUALE. – Meravigliosi uguale.
Facciamo invece che siamo entrambi (sfigati e meravigliosi ma anche uomo e donna) allo stesso tempo ma in differenti contesti?
1. Con paranoie mentali uguali (distinti solamente dall’impronta ormonale e attitudinale).
2. Con la stessa paura di rimanere soli, con le stesse fisime, con le stesse inefficienze e predisposizione a combinare cazzate, con la stessa esigenza di andare alla toilette (ebbene sì, ci vanno anche le donne, anche belen – non ci credevo neanch’io, eppure..).
3. Con gli stessi sensi di colpa, la stessa vergogna, le stesse paure e arrabbiature solo connotate dai diversi contesti.
Noi uomini sbagliamo a idealizzare la donna perché viviamo nel bisogno della #passerottacapricciosa (tralascio i vezzi dei passerotti, che vanno bene uguale).
Le donne sbagliano a sentirsi inferiori: MAI! Rispetto a nessuno, non agli uomini.
Noi dobbiamo “espellere”, le donne “accogliere”:
sembra che l’uomo debba dominare ma il vero problema dell’uomo è fare l’uomo, NON dominare.
Il vero problema della donna è che faccia la donna, non l’uomo o non farsi dominare.
Oggi assistiamo a uomini che fanno le donne..
(non mi si fraintenda, per me il tema omosessualità è acqua fresca, l’argomento non mi tange, in più uno dei miei miti assoluti è Freddie Mercury dai tempi delle medie tanto quanto Jim Morrison)
..mentre gli uomini che fanno gli uomini per paura di sembrare troppo donne sono col testosterone a mille perché, se no, non sono uomini abbastanza.
Assistiamo a donne “manager” spigliate come non mai che alcuni uomini se le sognano.
Va bene c-o-s-ì. NON è questione di donna manager o uomo coxxxone.
È questione che siamo anime vestite con un paltò bello pesantino (con il solo scopo di alleggerirlo/ci):
il corpo fatto di carne e sangue.
Con, in più, uno spirito dentro e tutte le sue attitudini che forse si porta dietro da mo’.
Tutto il resto sono sovrastrutture inutili, peraltro, spesso e volentieri.
Come “doversi” ricordare di “voler” festeggiare.
Facciamo che ci festeggiamo entrambi tutti i giorni con la gentilezza?
Con il reciproco supporto e interesse verso l’altro?
Percorrendo un pezzo di strada assieme nella ben disposizione e nella benevolenza?
Facciamo che facciamo l’amore con passione e non meccanicamente perché la donna se ha avuto tanti uomini è zoccola e l’uomo è un grande (e se ne ha avute poche ovviamente è uno sfigato e lei pochi una suora – quindi il numero giusto qual è)?
Facciamo che se dobbiamo indossare questa “veste” è perché così impariamo qualcosa di più su di noi, sulla nostra natura e sessualità, sui nostri comportamenti nel segno della crescita reciproca?
Nel segno della cura e dell’amore.
A prescindere si sia Donna o Uomo. Tanto, siamo esseri umani uguale.
Noi non dobbiamo cambiare le persone che abbiamo attorno ma possiamo fare una cosa molto più potente e intelligente: cambiare noi stessi.
Il focus va messo sul nostro cambiamento e non su quello degli altri.
Gli altri hanno il loro percorso. Noi abbiamo il nostro. Ecco perché non vale assolutamente la pena “perdere tempo” guardando a cosa fanno gli altri.
Il nostro “compito” è quello di essere noi stessi, al meglio. Cioè “compierci“.
Realizzarci attraverso il nostro percorso, attraverso il nostro fare le cose.
Quindi il nostro compito è realizzare.
Ognuno di noi arriva con dei talenti, se ripartiamo senza averli usati, sfruttati, fatti sviluppare e maturare – esattamente come i frutti degli alberi – torniamo avendo sprecato un “giro”, una possibilità, una opportunità.
Ecco perché, cogliere le opportunità è appannaggio di chi le sa vedere.
È proprio una questione di visione, immaginazione, vedere cose che ancora non esistono ed essere il tramite per realizzarle.
“Pensavo, farò esattamente come mi pare […]. Per quanto mi riguarda, voglio solo vivere, divertirmi e stare bene più che posso”
Freddie Mercury
Queen – Days of our Lives, in una intervista di fine anni ’70. Benché Freddie Mercury morì a soli 45 anni (qui ne aveva meno di 30) non significa non avesse vissuto. Il senso è vivere appieno e sembra ci sia riuscito: Freddie ha saputo “vedere” lidi musicali (nell’epoca di Pink Floyd e Led Zeppelin) e donarli al mondo.
Ci ho messo anni per apprendere questo e in tal senso c’è un video su YouTube di Igor Sibaldi dove ironicamente illustra che quando si torna di là se hai sprecato l’esistenza a non combinare nulla, ti pigliano pure un po’ per i fondelli.
Tuo marito ti tratterà bene quando tu ti tratterai bene. Il tuo collega ti tratterà con rispetto e dignità quando tu ti tratterai con rispetto e dignità.
Il tenente Dan, in Forrest Gump (citazione presa da un video di uno Youtuber molto interessante che recensisce di solito libri o concetti complessi, Saverio Valenti) trova la pace e l’amore dopo essersi perdonato.
Perdonati, la dignità è la tua. Non devi pagare alcun prezzo solo perché esisti.
Perché si esiste, già si merita.
smartcapture
Se l’altro non capirà, occorre non giudicare ma nel momento in cui ci si profonde nella realizzazione attraverso il nostro percorso, le persone non in visione con questo usciranno e ne entreranno altre – quasi automaticamente.
E se non lo faranno (di uscire) è perché hanno ancora da “insegnarci” qualcosa.
I migliori Maestri sono quelli che combattiamo e apparentemente ce l’hanno con noi. Se non fosse per alcuni di coloro, forse non ci si adopererebbe adeguatamente.
Il senso di urgenza funziona – quando si ha l’acqua alla gola.
Occorre essere aperti all’imparare però.
Serve fiducia in tutto questo e pare il mondo se ne nutra. Infatti, quando si augura in bocca al lupo non significa affatto essere mangiati da esso ma essere accolti come quando il lupo prende in bocca i suoi cuccioli per proteggerli e trasportarli.
Un bel grazie, quindi, è la risposta giusta. Anche ai Maestri.
Un imprenditore appassionato che ha il sogno di firmare una nuova lettera di assunzione, che fa risorgere un’azienda, che crede che il buon leader crei nuovi leader e anzi non tema di vedere intaccata la propria leadership.
Il contrario è come temere di innaffiare una piantina perché altrimenti rischia di diventare alta. Non è forse folle?
Il vero leader cerca e vuole competenze, persone più brave di lui a fare quella data cosa.
I veri leader non temono di venire soppiantati, li creano.
Li generano, mettono le persone nelle condizioni di prosperare. È così che l’azienda cresce.
Ispirazione totale.
Così, appena ho saputo che Enzo Muscia sarebbe stato a Verona ospite di BPM, mi sono proiettato alla velocità della luce a trarre ispirazione come non ci fosse un domani.
E così è stato. Non esiste “ci devo pensare”.
Quando sappiamo cosa vogliamo, agiamo.
Ho preso talmente tanti appunti – seduto in primissima fila – da venire persino scambiato per un giornalista.
Ma prima ero stato scambiato proprio per lui!
La scena è stata davvero curiosa e bizzarra, uscendo dal bagno prima dell’evento:
“ma.. è lei? Può farmi un autografo?” “Sì, io sono io! Ma l’autografo magari glielo fa Enzo Muscia di persona..”
Ipotesi sulla frequentazione dello stesso barbiere..?
Il signore si è scusato ma non vi era alcun motivo di scusarsi: a me ha fatto solo un grande piacere.
Mi sono sentito coinvolto nell’ambito di un’occasione fantastica dove una banca iper nota del territorio ha avuto un’iniziativa davvero buona per la città e suoi cittadini.
ISPIRAZIONE. Assolutamente sì.
La magia di lasciarsi ispirare. Ripensare. Migliorare. Valorizzare.
Quella di Enzo Muscia è una magnifica storia di rinascita e resilienza che benché quest’ultimo sia un termine ormai iper abusato è, in questi anni di crisi cronicizzata, attuale più che mai e lo sarà con ogni probabilità ancora per molto tempo.
Consiglio il libro Tutto per tutto (anche se questa volta non lo abbiamo fatto noi ma uno dei miei maggiori riferimenti imprenditoriali) e che si legge d’un fiato a tutti coloro che hanno un grande sogno.
“Uno alla volta, tutti e venti bussarono alla porta del mio ufficio e firmarono il contratto di assunzione”.
Enzo Muscia
Personalmente, sono stato tacciato per idealista in passato, tante belle idee e poca concretezza.
“Ah sì?”
Mi è stato persino molto gentilmente detto (tralascio ogni commento) che non sarei mai diventato come mio padre. Ed è vero. Io non voglio diventare come mio padre.
Foto credits: Massimo D’Ambrosio via LinkedIn
Mi sono attivato per lasciare le belle idee belle, senza abbandonarle, e ho in qualche modo trasformato in concretezza quello che avevo in mente.
Avevo un gran bisogno di strumenti. Me li sono andati a cercare e alcuni li ho persino trovati. Ero in svantaggio. Ero in difficoltà.
Poi, tra i tanti strumenti, strada facendo, mi sono imbattuto anche in questa storia e ho notato che il desiderio del protagonista, il sogno, la massima aspirazione:
non è temere che qualcuno cresca
non è tenerti sotto controllo
non è tarpare le ali alle persone
non è dire che non hai le qualità di tuo padre per tirarti giù
non è mantenere lo status quo a tutti i costi:
è firmare ogni volta un nuovo contratto di assunzione.
Ci vuole molto più coraggio per questo.
Aspirazione di grande Ispirazione.
E penso che la strada per la concretezza passi attraverso le stazioni delle assunzioni.
Sì. Di responsabilità, prima di tutto.
PS: piedi ben saldi a terra con l’ispirazione in mano di chi ce l’ha fatta.
LA VISTA, IL CIELO DI PRIMAVERA (nitido, azzurrissimo, zeppo di gemme).
Continua la collaborazione tra L’Istituto di Design Palladio di Verona e la Società Editoriale Grafiche AZ con gli studenti del Corso di Illustrazione del prof. Claudio Gallo.
L’azienda è nuovamente presente presso l’accademia di design per portare il proprio contributo come “attore” che produce albi illustrati di pregio dai primi anni Settanta raccontando il lavoro di chi stampa le magnifiche opere degli illustratori, dalle tavole originali ai fogli stampati, ai libri confezionati, alla soddisfazione di autore-editore-produttore-lettore.
Il tema affrontato con gli studenti è anche relativo alla propositività degli artisti con gli Editori alle fiere di settore (tra cui l’imminente International Children’s Books Fair di Bologna (1-4/04/2019) – avendo “contezza” di cosa serva in macchina da stampa, dall’originale al foglio stampato passando per la delicata fase della “ripresa” delle immagini e della fotolito.
Il docente di Storia dell’Illustrazione prof. Claudio Gallo, dopo una visita agli stabilimenti di stampa e confezione (c/o Legapress) ha invitato Grafiche AZ ad intervenire come ospite nella lezione.
Di seguito la bellissima testimonianza di una studentessa del corso:
“Si è parlato del mondo dell’editoria e dell’illustrazione, in particolare di come i prodotti digitali quali kindle, e-book e app di lettura, non possano soppiantare totalmente i comuni libri analogici e che quindi il settore editoriale non sia in calo ma rappresenti anzi un trampolino di lancio per disegnatori e illustratori alle prime armi e non.
Proprio per l’opportunità che presenta questo campo però, il suo mercato è molto ricco ed è molto difficile emergere; tuttavia non è impossibile e basta sapersi muovere e mettere tutta la qualità possibile nei propri prodotti, senza cercare la visibilità esasperata, molto comune e che spesso sfocia in produzioni seriali poco curate e mirate al puro soddisfacimento egoistico, e andando invece a dare unicità riconoscibile alle proprie opere e che queste siano fatte per contribuire ad una causa, combaciante con i valori personali.
Quest’ultimo è stato un punto fondamentale della discussione: ogni artista dovrebbe sapere perché disegna e lasciar trasparire questa passione e gli ideali per cui si batte nelle illustrazioni; e anche se sembra che qualcosa sia già stato trattato e ritrattato più volte, non serve per forza “inventarsi il mondo” ma basta rielaborare la stessa idea in chiave moderna ed innovativa.
Sono seguiti poi consigli sull’approccio col mercato: come presentarsi, cosa fare in diverse situazioni e come comportarsi col pubblico.
Si è trattato di un intervento molto utile ed interessante e l’entusiasmo che ci ha trasmesso L. Aldegheri era contagioso. È stata una lezione utile quanto piacevole e leggera e certamente cercheremo di seguire il più possibile i consigli ricevuti.
Dalla classe 1 illustrazione, cordiali saluti”.
La proattività della classe non si è fermata e ha voluto poi approfondire successivamente cgli argomenti con la seguente domanda:
qual è metodo di approccio migliore ad una azienda o comunque ad un pubblico?
Non c’è UN modo ma mille, milioni. Tutti diversi. Quanti siamo noi come esseri umani.
Oggi è prioritaria l’originalità, la competenza, la capacità di risoluzione dei problemi, la capacità di gestire proattivamente la conversazione.
Tradotto: quando ti interfacci con qualcuno di nuovo è bene che questo rimanga piacevolmente colpito.
È possibile lavorare su sé stessi per aumentare la forza di attrazione. Le persone che “possono” sono in genere attrattive.
Nel disegno, conta l’espressività. Conta però oltre al disegno – c’è un tema di commodity – come comunichi il disegno.
Ovvero, il fattore di attrattiva è dato anche dall’originalità su come esso è veicolato.
La commodity è un prodotto indistinto e altamente sostituibile. Come fanno i produttori di sale a vendere il loro: sale rosa dell’Himalaya? Sale austriaco alle erbe?Sale da miniere di montagna anziché di mare?
Alimentare di argomentazioni le creazioni e raccontarle. Farlo in modo “diverso”.
Quanto diverso?
Può essere utile rispondere alla domanda:
come posso rendere diverso il mio modo di comunicare le mie creazioni?
La mucca viola di Seth Godin, ad esempio, offre innumerevoli spunti a riguardo.
Il cervello è una macchina estremamente efficace nel momento in cui ci si pone delle domande.
Chiediti chi vende benzina come fa ad attrarre clienti da loro anziché da altri? Shell con la V-Power, ad esempio?
La vera moneta di scambio oggi sono l'attenzione e la fiducia.
Una nota sul curriculum vitae: non ci sono problemi se non è uniformato?
Dipende.
Dipende dall’imprenditore, se è chiuso o aperto. Ma non importa, occorre seguire il proprio percorso che mano a mano si matura. Quando si ha un’idea chiara di cosa si vuole fare, che il CV sia di formato standard o “creativo”, è irrilevante.
Si può anche non averlo. Oltre al tool di Sway, molto simpatico e dinamico, è buona cosa avere il CV in word e in pdf, purché, secondo me, NON in formato europeo. Per me uccide la capacità di distinguersi dei candidati.
“Cercherò di capire cosa voglio fare e in cosa voglio specializzarmi. Ho molte idee ma devo trovare un obiettivo preciso e capire come far apprezzare le mie idee”.
Esistono molti modi efficaci per capire quali sono i propri obiettivi.
Le persone in genere non ne hanno, vagano, sanno quello che non vogliono ma non sanno quello che vogliono. Per capire quali sono i propri obiettivi occorre porsi delle buone domande, prima ancora capire quali sono i nostri valori, che sono il nostro driver.
Buone domande sono:
Quali sono i miei punti di forza?
Dove riesco particolarmente meglio?
Cosa mi piacerebbe fare idealmente?
Quello che sto facendo ora mi piace?
Cosa mi impedisce di realizzare quello che voglio?
Come posso rimuovere gli ostacoli alla mia realizzazione?
Capiti i valori e dato risposte esaustive e complete per iscritto a queste prime semplici domande, riuscirà molto più chiaro il percorso che stiamo seguendo.
Poi, per il raggiungimento di ciò che ci siamo prefissi, ripetere a voce alta ogni giorno dei mantra, frasi affermative che si depositano nel nostro inconscio, es. SONO UNA GRANDE ILLUSTRATRICE APPREZZATA NEL MONDO.
Questo “comando” ripetuto molte volte appreso dal nostro sistema di convinzioni ci supporterà nel tempo nella realizzazione del nostro intento. Provare per credere.
Il libero arbitrio è questo: chiedi e ti sarà dato. Se non chiedi, non verrà dato nulla.
[cit.]
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