Quello che faccio, se buono e utile e quando ciò è riconosciuto perché altri ne hanno potuto beneficiare e hanno avuto il nobile intento di farmelo PURE sapere, è MERITO.
Non è scontato, non è dovuto.
Se faccio qualcosa di sbagliato, è COLPA?
Non è colpa, l’errore è sempre esperienza.
La differenza tra “error” e “mistake” gli anglosassoni la conoscono bene (in Italia, i confini tra le due accezioni sono piuttosto confusi):
error quando non sapevi,
mistake quando sapevi ma non hai “performato” appropriatamente.
Da noi la presunzione d’ignoranza non è contemplata.
“Ho letto moltissimi libri, ma ho dimenticato la maggior parte di essi. Ma allora qual è lo scopo della lettura?”
Fu questa la domanda che un allievo una volta fece al suo Maestro. Il Maestro in quel momento non rispose.
Dopo qualche giorno, però, mentre lui e il giovane allievo se ne stavano seduti vicino ad un fiume, egli disse di avere sete e chiese al ragazzo di prendergli dell’acqua usando un vecchio setaccio tutto sporco che era lì in terra.
L’allievo trasalì, poiché sapeva che era una richiesta senza alcuna logica.
Tuttavia, non poteva contraddire il proprio Maestro e, preso il setaccio, iniziò a compiere questo assurdo compito.
Ogni volta che immergeva il setaccio nel fiume per tirarne su dell’acqua da portare al suo Maestro, non riusciva a fare nemmeno un passo verso di lui che già nel setaccio non ne rimaneva neanche una goccia.
Provò e riprovò decine di volte ma, per quanto cercasse di correre più veloce dalla riva fino al proprio Maestro, l’acqua continuava a passare in mezzo a tutti i fori del setaccio e si perdeva lungo il tragitto.
Stremato, si sedette accanto al Maestro e disse: “Non riesco a prendere l’acqua con quel setaccio. Perdonatemi Maestro, è impossibile e io ho fallito nel mio compito”.
“No – rispose il vecchio sorridendo – tu non hai fallito. Guarda il setaccio, adesso è come nuovo. L’acqua, filtrando dai suoi buchi lo ha ripulito”.
“Quando leggi dei libri – continuò il vecchio Maestro – tu sei come il setaccio ed essi sono come l’acqua del fiume”.
“Non importa se non riesci a trattenere nella tua memoria tutta l’acqua che essi fanno scorrere in te, poiché i libri comunque, con le loro idee, le emozioni, i sentimenti, la conoscenza, la verità che vi troverai tra le pagine, puliranno la tua mente e il tuo spirito, e ti renderanno una persona migliore e rinnovata. Questo è lo scopo della lettura”.
Romanzi? Qualche volta. Saggistica: TANTA.
Grazie a Francesca Andreis per aver pubblicato su Facebook questo grandioso e interessante post (da Anna Rita Montinaro). Incredibilmente, il giorno prima di aver letto questo post, prima di riordinare la mia libreria e osservando un titolo in particolare, mi sono posto esattamente la stessa domanda.
QUAL È LO SCOPO DELLA LETTURA SE POI CI SI DIMENTICA?
Infatti, non ricordavo di aver letto quel libro e mi sono detto: “se manco mi ricordo di averlo letto, come posso pretendere di ricordare il suo contenuto?”.
Beh, la risposta a questa domanda è proprio qui sopra. Quando leggiamo operiamo un allargamento della nostra mente. Ci espandiamo. È fondamentalmente irrilevante ricordare i dettagli ma è fondamentale quello che rimane da quel viaggio.
Perché leggere un libro è un viaggio. E dai viaggi si torna sempre diversi rispetto a come eravamo al momento della partenza.
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Sono un imprenditore che ha a cuore la responsabilità non solo d’impresa ma anche di quella legata al ruolo sociale dell’imprenditore.
Desidero un’impresa che sia strumento per migliorare le persone e il MONDO.
SVILUPPARE, PROGETTARE, COSTRUIRE, SOGNARE, REALIZZARE: I MIEI VERBI PREFERITI
#217
Sembra veramente incredibile quanto possano essere varie le visioni delle persone.
La stessa cosa può essere vista davvero in mille modi differenti. È lì che nascono le incomprensioni. Ci sono persone che si fanno dei film incredibili, portate a pensare determinate cose che appaiono nella loro testa facendo in modo di credere che siano reali.
Infatti, per loro sono reali. E sono reali fintantoché si concede si possano materializzare nella realtà dei fatti oggettivi.
Poi si aggregano altre persone di simile estrazione attitudinale e i film vengono condivisi e arricchiti implementando la sceneggiatura, arricchendola, sviluppandola secondo un modo affine di vedere le cose.
Una sceneggiatura finale che crea emozioni tra coloro che ne fanno parte perché sono alimentati di questo. Si nutrono di questo.
VOGLIONO questo perché questo in qualche modo le nutre.
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