Bitter sweet symphony
“È stata una cosa davvero gentile e magnanima e non erano affatto tenuti a farla, grazie tante Keith Richards e Mick Jagger per avermi riconosciuto come l’autore di questo fottuto #capolavoro, vivrà per sempre”.
Era la mattina del primo gennaio 1998 – in radio girava Lucky Man – quando quel soleggiato giovedì si stava manifestando come foriero di un anno per me magnifico e meraviglioso.
Avevo appena terminato un corso di memoria e apprendimento rapido, avevo appena iniziato a frequentare una ragazza con la quale avrei condiviso diversi anni a venire, avrei concluso la maturità linguistica di lì a qualche mese, suonavo la batteria.

Mi divertivo un sacco. Stavo per compiere 19 anni e il mondo sorrideva.
Negli anni, poi, ho appreso una cosa. Che se avessi voluto “vedere” un mondo sorridente, avrei “dovuto” sorridere io stesso.
E i sorrisi, si sa, sono quelli con gli occhi, quelli che tracciano le zampe di gallina.
Altrimenti sono finti.
Quella mattina uno sbalzo di corrente aveva fatto partire Urban Hymns dei Verve [uno dei tre album che classicamente porterei su un’isola deserta] a palla, con Bitter Sweet Symphony che ci aveva svegliato dal nulla, ad alto volume.

Le cose andavano bene perché andavano bene da sole, in quel periodo. Non bisognava fare nulla se non il proprio.
Ma quei violini suadenti, quel ritmo ipnotizzante, quel pezzo di grandissimo successo che aveva reso al mondo la dignità di una band fantastica degli anni ’90, non era ancora di Ashcroft.
E a distanza di 21 anni (una vita) e di una valanga di “diritti” persi, solo un grande uomo può dire “grazie”.
Perché Richard sa benissimo che se non fosse stato per il contributo di “altri” non avrebbe ottenuto quello che ha ottenuto e soprattutto non avrebbe raggiunto e allietato decine di milioni di persone nel mondo con note magnifiche.
C’è ovunque, forse, qualcosa di dolce e amaro, qualche boccone che non si capisce bene se sia buono o meno buono. Ma alla fine di tutto, conta “solo” sorridere.
E avere le zampe di gallina.
Il mondo è brutto e cattivo: è vero. Il mondo è bello: è vero.
Come dicevo a mio figlio in auto accompagnandolo a scuola, il mondo è uno specchio. Lui da sempre ragione.
Ed esattamente come uno specchio, ti fa vedere quello che sei.
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Leonardo Aldegheri
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