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CHI HA PAURA DEL BUIO?

CHI HA PAURA DEL BUIO?

#263

Stavo per condividere il post dalla pagina Facebook CHI HA PAURA DEL BUIO? ma avendone subito letto un altro dalla stessa, ho pensato di mixarne i contenuti, segnalando i credit della pagina.

Uno parla de IL PIÙ GRANDE DIAMANTE NELLA NOSTRA GALASSIA. L’altro della GRAVITÀ. Correliamo le due cose.

Chi ha paura del buio?

Hey, parliamo di cose CONCRETE. Sono concrete perché basta alzare solo lo sguardo dal pollaio e guardare il cielo, come nella famosa storia “Messaggio di un’aquila che si crede un pollo“, di Anthony De Mello, libro che consiglio a tutti.

In questo gesto c’è l’essenza di quello che siamo noi: persone.

Esseri estremamente privilegiati.

Quando da tempo immemore “qualcuno” diceva che siamo polvere di stelle, aveva ragione.

Quando da tempo immemore “qualcuno” diceva che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni“, aveva ragione.

Il ferro nelle analisi del sangue che quando siamo giù dell’elemento ci si dice che occorre mangiare spinaci (vabbè, e da lì l'”epopea” Braccio di ferro..) da dove arriva? Non siamo soliti a mangiare cancellate a colazione, vero?

I pensieri che diventano cose sono impulsi elettromagnetici che hanno direttamente impatto sull'”etere“, potenziati dalle emozioni, che lasciano un’impronta, termometro dei nostri accadimenti, bussola di dove ci stiamo dirigendo tramite l’attenzione più o meno consapevolmente verso la solidificazione della nostra realtà circostante.

L’universo non è là fuori, è ora, è qui ed è palpabile, lo tocchi maneggiando l’aria, toccando le persone, camminando sopra l’erba di montagna o sulla sabbia delle spiagge a contatto con l’acqua salmastra, parlando, relazionandoci: è una continua interazione.

Solo che è troppo grande da comprendere per la nostra scatolina magica larga quanto una quindicina di centimetri.

Così scomponiamo le cose fino a farle diventare piccole anche se per la relatività (sì, quella di Einstein), cose piccole possono sembrare lo stesso grandi e cose grandi, incommensurabili.

Più piccola è la “scatolina” che ci permette di interpretare il mondo, più il resto appare gigante (e viceversa).

Ma proprio a questo servono gli scienziati e gli astrofisici, ad aiutarci a comprendere. Basti pensare che:

“Il 10% del tuo corpo è antico quanto l’universo. Sei composto infatti per il 10% (in massa) da atomi di idrogeno, prodotti pochi minuti dopo il Big Bang. Il rimanente 90% è stato forgiato dagli astri: sei fatto principalmente di “materiale di scarto” prodotto dalle reazioni termonucleari che tengono in vita le stelle.

C’è un 3% azoto e un 4% di elementi più rari, ma per lo più sei fatto di carbonio e ossigeno.

Quando una stella come il Sole muore, ciò che rimane sono proprio i suoi “prodotti di scarto”, carbonio e ossigeno.

Le nane bianche sono sostanzialmente questo: cadaveri di stelle come il Sole fatti di carbonio e ossigeno, con altri elementi presenti soltanto in tracce. Ora, sai cosa succede al carbonio alle giuste condizioni di pressione e temperatura?

Esatto, diventa un diamante. Nel 2004 è stato scoperto che una grossa nana bianca chiamata BPM 37093, a 50 anni luce da noi nella costellazione del Centauro, è cristallizzata ormai al 90%.

Stiamo parlando di un bestione di 8000 km di diametro quasi interamente trasformato in diamante! Per questo motivo la nana bianca è stata ribattezzata “Lucy”: agli astronomi, giustamente, piacciono i Beatles”.

Bello ma cosa c’entra tutto questo con noi mortali?

C’entra, perché a volte anche noi siamo dei diamanti, a determinate condizioni di pressione e temperatura, quando diveniamo qualcosa da qualcos’altro, quando ci trasformiamo, quando sbocciamo, quando brilliamo.

Shine on you crazy diamond, cantavano i Pink Floyd, che di astri ne sapevano qualcosa.

Così come Brian May, tra i più grandi astrofisici d’Inghilterra. Sapevate? Un chitarrista.. sì, il chitarrista dei Queen è un chitarrista “spaziale”, che studia la traiettoria degli asteroidi per evitare l’impatto con noi.

Ah, è anche un grande animalista che salva bestiole in pericolo, di persona.

Se non fosse per l’eterno equilibrio tra espansione e gravità anche i pensieri non solidificherebbero, proprio come il nucleo terrestre di ferro fuso che funge da incredibile calamita.

I pensieri si espandono e creano mondi per gli umani, la gravità li rende aderenti, li materializza e li trasforma in cose.

“Proprio come noi, l’universo è nato piccolo piccolo e poi è cresciuto nel tempo. I secondi divennero ore, le ore giorni, i giorni anni. I centimetri divennero metri, i metri chilometri, i chilometri anni luce. Tutto si sarebbe allontanato da tutto, se non fosse intervenuta la gravità a impedirlo.

Tutta la storia dell’universo, dalla comparsa dei primi atomi al post che stai leggendo ora, segue il ritmo di questo eterno tiro alla fune tra avvicinamento e allontanamento.

L’intera trama del grande film cosmico non è che la storia di qualcosa che si è avvicinato a qualcos’altro.

Come la Nebulosa Clessidra, questo piccolo miracolo di geometria a 8000 anni luce da noi, qui ripresa dal telescopio spaziale Hubble.

La forma a due lobi quasi perfettamente simmetrici è scolpita da un complesso e fragile equilibrio tra il vento stellare che vorrebbe spazzare via il plasma luminoso e i campi magnetici che vorrebbero invece trattenerlo, confinarlo, intrappolarlo.

Avvicinamento, allontanamento.

Anche la nostra storia è in fondo la storia di come ci siamo avvicinati a qualcosa, a qualcuno, e allontanati da qualcun altro, da qualcos’altro. Siamo schegge di cosmo anche noi, del resto.

«Every inch between us becomes light years now» è una frase che può descrivere tanto l’espansione dell’universo quanto la perdita di una persona.

Compare in una canzone che si chiama proprio “Light Years”.

Non sarebbe la stessa cosa, “Binaural” dei Pearl Jam, senza di lei. E forse non è un caso se nella copertina del disco campeggia proprio questa immagine della Nebulosa Clessidra”.

Se vi capita, seguite la pagina #chihapauradelbuio perché non solo è stellare ma è scritta apposta per far capire di più di noi, di noi esseri umani, straordinari quanto una specie altamente infestante.

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E se vi capita, su Netflix c’è un film molto utile per capire cosa stiamo facendo alla nostra Terra, s’intitola IO, una “luna” di Giove sulla quale viene istituita una colonia umana in fuga da un pianeta, il nostro, la cui atmosfera, avendo cambiato composizione, diventa irrespirabile per noi.

Vero che viene da fare un respiro profondo?

Ecco, quell’ossigeno per noi è vita. E viene da quelle stelle proprio sopra alle nostre teste. Solo che non sono solo sopra. Sono ovunque, a destra, a sinistra, sopra e sotto. Fuori e dentro.

E anche noi, sebbene “fisicamente” siamo nati qui, in qualche modo veniamo da lì.

Gli dèi della musica l’hanno sempre saputo.

🌟

Credits: Filippo Bonaventura della pagina Facebook Chi ha paura del buio?

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