Il fatto che attraverso i canali social molte persone diano aria alla bocca quando potrebbero – e farebbero meglio a – stare zitti è, di fatto, inevitabile.
È la democratizzazione della rete. Una volta c’era la censura, oggi c’è la libertà di opinione.
Due elementi che all’opposto uno dall’altro aprono mondi.
Come regolarizzare i mondi nel continuum?
Grazie a un unico, solo, preziosissimo asset: l’intelligenza.
Oggi tanto si sente parlare di analfabetismo funzionale, termine introdotto in Italia da Frank Merenda nel 2015, uno dei massimi esperti di marketing e vendita che ci siano.
Qui si tratta di incapienza intellettuale. È quella che in veneto si chiama “no rivarghe“.
Oggi, non è possibile rimanere ignoranti o meglio, è possibile ma se lo si rimane è perché lo si vuole, non perché non sia possibile imparare.
Abbiamo una tale ricchezza a disposizione, peraltro anche gratuita, che non informarsi, non documentarsi, non dotarsi degli strumenti utili a discernere non solo è un delitto ma è una scelta vera e propria.
Inconsapevole o no, scegliere l’ignoranza è una decisione.
Grazie a Facebook, LinkedIn, Twitter, Instagram, etc. tutti – tutti – siamo editori.
Tutti hanno la loro linea editoriale, il loro filone, il loro pubblico più o meno targettizzato e pubblicano. Poi ci sono gli editori guardoni ma questa è un’altra storia.
Non se ne rendono conto ma è quello che fanno.
Come per gli editori, la scelta dei contenuti è fondamentale e oggi più che mai chi ha da dire qualcosa lo può fare alla stessa stregua di chi non ha da dire niente ma lo dice lo stesso.
Il problema è sempre quello:
il discernimento ovvero la capacità di usare l’intelligenza che il buon Dio ci ha donato al fine di trasmettere ad altri l’elaborato del proprio vissuto per farne trarre beneficio.
C’è il chitarrista divino che fa ciò attraverso il suo gusto e orecchio musicale unitamente alla manualità e all’uso delle dita, così fa il chirurgo, così fa lo scrittore, il filosofo, in teoria il politico a beneficio del popolo.
Ma cos’è l’intelligenza?
È quello che fai con quello che sai. Ma anche quello che fai con quello che NON sai.
(O quello che ti permetti di fare pur non sapendo neanche di non sapere).
Poi c’è l’ignorante che non capisce una beneamata. E parla.
Poi c’è l’altro ignorante che commenta e via dicendo in un loop di alimentazione della favella quando essa dovrebbe lasciare spazio al silenzio cosmico. Anche quello che fai con quello che non sai.
Ma apprendo una cosa: se la natura prevede l’ignoranza è anche perché essa serve.
L’ignoranza si oppone alla sapienza, al discernimento e fa riflettere come sta facendo riflettere me ora.
Io sbaglio a giudicare l’ignorante perché è l’ignorante che giudica.
L’ignorante:
- critica
- colpevolizza
- giudica
- e quando può, condanna.
O mio Dio, ecco dove sta il mio sbaglio: sto dando importanza all’opinione dell’ignorante, giudicando a mia volta e trasformandomi in ignorante (quando non lo fossi già) a mia volta.
Orrore.
È così che qualche notte fa un ragionamento mi è arrivato fresco e cristallino. Non è mio, io l’ho solamente colto, nel mio filosofeggiare notturno:
“Tu non sei i tuoi pensieri.
Tu non sei nemmeno la tua mente.
Tu sei tu.
La mente è il software. I pensieri sono i programmi.
Fai conto che la mente sia il sistema operativo con sopra le applicazioni, i pensieri.
Ma tu non sei il computer.
Tu sei anche il computer. Sei l’anima nel computer e il tuo spirito è te e in te, intriso di te che intride te.
Le applicazioni possono risolverti la vita o anche incasinarla come le volte in cui vai in blocco.
Ma Tu sei Tu.
Sei oltre il computer.
Tu sei l’elettricità che lo alimenta.
L’elettricità è a prescindere dal computer e dalle applicazioni”.
Si dice che l’ignorante viva felice. È che la felicità cui ognuno di noi aspira non è questione di ignoranza, è semmai più una questione di apprezzamento dell’attimo, di quello che Igor Sibaldi definisce combing.
QUINDI?
L’ignoranza non va affatto combattuta. Se la si combatte non si fa altro che alimentarla con la propria, dandole attenzione, quindi importanza e quindi energia.
L’ignoranza.. va ignorata.
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Leonardo Aldegheri
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