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COME LA MADRE, COME IL PADRE. COME LA MOTO, COME L’ALBERO

COME LA MADRE, COME IL PADRE. COME LA MOTO, COME L’ALBERO

#288

Ci sono delle cose per cui essere grati.

Come ce ne sono per cui chiedere scusa. Ce ne sono altre per cui attendere le scuse. Che possono essere accettate e anche no.

Però ora io so che per raggiungere certi livelli di “pace” – o di consapevolezza – occorre più che altro semplicemente avere la mente calma.

C A L M A.

Lo so, non è facile. Avere la mente C A L M A per noi esseri umani moderni non è una cosa proprio facile.

Eh sì, perché le nostre menti sono talmente sollecitate.

La Battersea Power Station nel 2022 – Londra

Costantemente.

Però io ho provato una cosa e la scrivo qua. Poi chi la leggerà ne farà quel che vuole.

Nel silenzio, prima mi sono estraniato. Poi ho cominciato ad ascoltare la mia musica preferita.

Sheep, dei Pink Floyd.

Sheep – Pink Floyd – 1977

Poi Dirty deeds done dirt cheap degli AC/DC, live at Donington – perché lì il suono è più pieno e il batterista è il migliore che abbiano mai avuto (parere mio, da ex batterista).

E, infine, Time, sempre dei Pink Floyd.

Time – Pink Floyd – 1973

Per fare ciò ho indossato un visore e dapprima ho sperimentato un lancio in paracadute come quelli che tante volte ho svolto in passato.

Sono anche stato nella nave spaziale di 2001: Odissea nello Spazio, sempre nel metaverso.

Infine, ho ascoltato Paradise cantata dalla paradisiaca Phoebe Cates che nel 1982 incantava col suo musino dolce e la voce soavissima.

Paradise, dall’omonimo film – Discoring – 1982

Quanto basta per staccare la testa, quanto basta.

A volte per staccare basta andare nella natura. Nel bosco, ad esempio, a camminare, c’è un effetto che è immediato.

Ricordo a Tokyo quando andando a correre, a un certo punto, in mezzo alla metropoli, mi sono ritrovato in un bosco – all’interno di un parco, evidentemente – ove si stagliava una magnifica pagoda.

Il senso di collegamento con le frequenze era stato tale che ho tolto le scarpe per sentire la terra e, di fronte a un albero, non ho avuto timore a dargli un bacio, dicendogli grazie.

Gli ALBERI, del resto, sono creature viventi che respirano e hanno una funzione importantissima per il pianeta. Baciamo gli animali e i nostri amati cani e gatti, perché non baciare la corteccia di un albero, sapendo che l’albero è la metafora perfetta del radicamento e del ramificarsi nel tempo, espandendosi nello splendore?

Se noi ci soffermiamo sul sentire, scopriamo delle cose innate. Cose che ci sono sempre state ma che ignoravamo.

Mettersi lì, in ascolto, consente di sentire.

Oh noi essere umani, stare a sentire, figurati.

E invece sì, è proprio lì che sta l’incantesimo.

Allora ascoltare.. ascoltare, ascoltare..

Dillo piano tra te e te, sottovoce:

A S C O L T A R E . . .

Nel silenzio.

Di una pagoda.

Verso sera.

Si staglia lì davanti a te, maestosa, all’imbrunire.

Tu, sudato, dopo una corsa, nei pressi di un bosco.

Tutto intorno sta parlando.

Sì, nel silenzio, l’energia – o meglio, le energie – comunicano.

Io non voglio dire che vi sia la presenza di Dio ovunque perché non lo so. Ma so che tutto intorno a noi è vivo. È percepibile.

Valentino Rossi dice che la sua moto ha un’anima. E prima della gara la bacia. Le parla. Loro si capiscono.

È un modo per intendere la magia.

La magia dei prestigiatori? No, intendo la magia della natura, quella che permea le cose e le rende vive, animate.

Non è questione di molecole e dentro ad essere fatte di atomi e basta. In maniera fredda, meccanica. Vi è un collegamento invisibile.

Lo chiamano, in fisica, entanglement.

C’è qualcosa là fuori che mette in collegamento tutto questo e noi non ne siamo che un elemento, una parte, una parte di un tutto. Un prodotto. Comunque collegato, in qualche maniera e in qualche misura. Cioè, per il fatto stesso che ci siamo e deriviamo da qualcosa, siamo collegati, non è che capitiamo qui separati, viviamo, muoriamo. Siamo legati a quello che è venuto prima e siamo al tempo stesso causa di quello che verrà dopo, perché in qualche maniera e in qualche misura, lo influenzeremo.

Il senso? Sì, siamo noi a darglielo. Il bello è che è nostra facoltà scoprirlo. È a nostra totale e diretta discrezione.

Sì, con le nostre difficoltà, i nostri problemi, le nostre sfide, le nostre guerre.

Le energie intorno ascoltano a loro volta e se si parla loro, la loro risposta non tarderà a venire.

Tanto dipende da come ci si rivolge.

Ecco la preghiera che cos’è.

Tu stai lì a recitare una litania perché così t’hanno insegnato ma hai mai detto intensamente una preghiera col cuore? Con partecipazione?

Mica deve essere per forza una di quelle che si è imparato da piccoli ma anche sì, va bene.

Va bene purché sia spontanea, sia autentica, col cuore, appunto.

Quando si prega intensamente, le forze attorno lo sentono.

Quali forze, quali spiriti?

È complesso, per quello esistono le preghiere che vengono insegnate.

Ma se preghi la natura, la madre, la connessione, ella protettiva, materna, dolce, amorevole, ci avvolge in un abbraccio.

La Madonna è la madre. Tutte le energie che hanno a che fare con madre natura, con la protezione dei cuccioli, con l’educazione, con la severità anche, se vogliamo, hanno a che fare con la gioia di essere madre e di vedere i propri figlioletti crescere sani e felici.

Andar per boschi e connettersi baciando anche gli alberi (come Valentino con la moto) è baciare la madre, è baciare la Madonna (Mia Donna, mia Signora).

C’è bisogno di un modo diverso di intendere la madre.

Confortare la madre è uno dei compiti dei figlioletti perché le madri accudiscono nella crescita ma quando i figli sono grandi, sapendo di averli nutriti, le madri devono conoscerne la riconoscenza, saggiandola.

Ave o Maria, piena di grazia è dire grazie alla Madre.

Il Signore è con te è perché il Padre che tutto tiene unito è lì a vegliare e a sorvegliare, pronto a intervenire nel bisogno, nella difesa della naturale protezione materna.

Tu sei benedetta fra le donne perché la Madre genera, tutte le donne sono fantastiche ed esseri portentosi dalla forza sovrumana e oltre a ciò, per il fatto che è benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, quello è il frutto. Noi siamo frutti, le persone, le piante, gli animali, sono frutti della Terra.

La nostra terra è madre, la nostra amata casa che non dobbiamo bistrattare, dobbiamo onorarla e volerle bene e non a parole ma trattandola con rispetto nella sua generosità con noi.

Ma come ogni madre non riconosciuta, è stanca. Stanca di non essere considerata.

Santa Maria, Madre di Dio: la madre è la madre di Dio stesso. La scintilla di Dio è in ognuno di noi: è nel cibo, nel pane, nella nostra mente, nella nostra creazione. Noi siamo a nostra volta creature create con, in più, la facoltà di creare a nostra volta.

Siamo gli unici sulla Terra ad essere capaci di immaginazione. Pensiamo alle cose da creare e le possiamo fare, portare alla luce, manifestare. Quello che pensiamo, creiamo.

Prega per noi peccatori: a volte peccare non è così male, fa parte dell’esperienza della materia ed è attinente all’ego. L’ego è al livello più basso della consapevolezza ma stranamente se peccare ci permette di elevarla al nostro più alto sé – il nostro sé superiore ovvero la parte più vicina a chi ci ha creato – a volte può essere anche utile. Anzi, sempre.

È che dirlo fa commettere errori ma siamo qui per questo, anche per commetterli. Purché non in maniera gratuita, ancorché scontata o ingiustificata. In questa esperienza di vita terrestre compiere errori fa parte del progresso. Strano ma è così. Quindi a questo punto meglio se la madre prega per noi. È una garanzia in più. Ma bisogna stare comunque molto attenti.

Perdere la presenza, il senso di connessione, può essere molto pericoloso nell’esperienza densa che viviamo qui.

Adesso e nell’ora della nostra morte. Adesso, nel durante, nel corso del cammino, durante il percorso, nell’intercedere del perdurare di questa esperienza, finché il padre vigila e tiene tutto unito, ivi comprese le nostre molecole nella gravità (se fossimo nello spazio senza protezioni, ci disgregheremmo), la madre ci protegge e prega per noi.

Lo fa anche nel momento della nostra morte perché è esattamente il momento in cui ci disgreghiamo veramente, anche se sulla Terra. Dove vada l’anima (e se ci vada), non lo sappiamo. Da tempo immemore l’uomo crede vi sia un’altra dimensione. Io credo ve ne siano molte altre, probabilmente infinite come infiniti sono i mondi.

Certo è che sappiamo dove va a finire la nostra amata carcassa che ogni giorno guardiamo allo specchio e di cui siamo orgogliosi di mostrare nei selfie.

Che vada sotto terra accolta nel ventre materno della nostra casa, il nostro pianeta, o altrove, essa è il nostro compagno di viaggio, il nostro corpo, e va onorato e rispettato.

Come la madre. Come il padre. Come la moto, come l’albero.

Come il senso di connessione che deriva dal sentire.

Onora il padre e la madre.

Vuol dire onorare le energie maschili e femminili ed averne considerazione, rispetto, riverenza.

Ci sono cose per cui essere grati.

I genitori. Chi ci ha generati. Chi è venuto prima di noi. Il nostro albero.

Guarendo l’albero, guariamo noi stessi e i nostri figli.

PACE SIA IN TUTTO IL PIANETA

Sia facilitazione per tutti.

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