IL CAMPIELLO – CINQUANTANOVESIMA EDIZIONE
#271
Partecipare al Premio Campiello è sempre una magnifica esperienza. Per noi produttori, poi, la cosa si fa ancora più interessante perché lo scenario di una Venezia sognante, fantastica – che fa da corollario al Premio – è come la giusta bomboniera che racchiude il prezioso messaggio che l’evento rappresenta.

Non si tratta solo di un momento di gratificazione di chi si è impegnato tanto nella stesura di un bel libro: è la premiazione del bagliore dell’intelletto umano che tramite il libro ha l’occasione, l’opportunità, di essere risaltato da una giusta celebrazione.
Noi che facciamo libri per l’editoria da molto tempo (50 anni) questo lo sappiamo bene.
Vediamo transitare una discreta quantità di titoli e se fosse per la qualità che osserviamo, ci verrebbe voglia di premiarli tutti o quasi, fossimo noi una eventuale giuria.
Ma ci limitiamo – giustamente – a premiare gli autori e gli editori col massimo delle competenze che possiamo mettere in campo per portare alla luce il manoscritto da idea creativa e artistica a oggetto sfogliabile, che dia un certo grado di piacere a chi lo tiene nelle mani e lo tiene negli.. occhi.

Perché un libro è innanzitutto PIACERE: piacere per la vista, accarezzando il cervello è piacere per la mente, è piacere per le dita nel tenerlo tra le mani, è piacere per le relazioni, magari quando si desidera condividerne i contenuti, le immagini, le illustrazioni.
Così fare libri per gli editori – che è un mestiere magnifico – ci dà l’oggettiva opportunità di recarci a Venezia una volta l’anno ad assistere tra pochissimi privilegiati alla premiazione finale del Campiello, un’istituzione editoriale consacrata nel 2021 alla cinquantanovesima edizione.

La bella Andrea Delogu ha nuovamente presentato (l’ultima volta nel 2019 al teatro La Fenice, pre-pandemia, tra gli invitati Vittorio Sgarbi) questa volta nella caratteristica location dell’Arsenale di Venezia e in diretta su Rai 5.
Il Campiello nasce nel 1962 e rappresenta un vasto mondo di Confindustria, ci ha raccontato Enrico Carraro, Presidente di Confindustria Veneto e Presidente della Fondazione Il Campiello.
Tra i giuristi abbiamo avuto il piacere di conoscere, tra gli altri, Walter Veltroni e Roberto Vecchioni.
Una nota di sincero riconoscimento (e cordoglio) va a Daniele Del Giudice, mancato proprio qualche giorno prima la serata di premiazione.

E mentre viene ricordato che a vincere il Campiello fu Mario Rigoni Stern nel 1979, emerge un tema molto interessante grazie al poliedrico Lodovico Guenzi de LO STATO SOCIALE, brillantissimo e simpaticissimo, che abbiamo avuto il piacere di incontrare di persona in seguito durante la serata.
Ebbene, il tema è quello della cosiddetta ABSCISSIONE, una parola di scienza, per cui occorrerebbe un articolo a parte (perché no?) ma ci basti al momento sapere che questo termine che indica:
Staccare
Separare
Vivere sugli scogli
ed è stato pronunciato molto di frequente durante la serata, quasi a testimoniare quanto i tempi che stiamo vivendo abbiamo una certa tendenza ad esercitarne l’influenza ma ciò nonostante, unito nella bellezza, l’essere umano è sempre in grado di osservare il bello e il positivo che le cose, le persone e le situazioni sanno dare e l’abscissione cessa di essere.
Semplicemente.

Premio Campiello: vince Giulia Caminito con 99 voti.
Al secondo posto “Se l’acqua ride” (Einaudi) di Paolo Malaguti.
“Ho indossato le scarpe rosse per dedicare il premio alle possibilità delle donne di leggere e scrivere ovunque” – Giulia Caminito.

“L’acqua del lago non è mai dolce” con 99 voti.
Al secondo posto “Se l’acqua ride” (Einaudi) del veneto Paolo Malaguti. Al terzo “Sanguina ancora” (Mondadori) di Paolo Nori; al quarto “La felicita’ degli altri” (La nave di Teseo) di Carmen Pellegrino; al quinto “Il libro delle case” (Feltrinelli) di Andrea Bajani.
Grazie per la lettura.
Se vuoi, qui di seguito trovi l’articolo sul Premio Campiello che ho scritto un anno fa.
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Leonardo Aldegheri
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