IL RISCIACQUO MENTALE
#290
Sono da poco rientrato da un viaggio di lavoro negli States.
Il mondo dell’albo illustrato e dell’editoria da tantissimi anni ormai mi porta a scoprire nuovi mondi e a visitare nuovamente mondi che fortunatamente ho avuto modo di conoscere in passato.
Qui sono a New York, per la prima volta dopo tre anni ed è sempre sorprendente e magnifica.


Se da un lato i nuovi mondi li scopriamo grazie a nuovi contatti e nuove relazioni, con tutte le nuove esperienze che ne derivano, dall’altro i nuovi mondi sono anche ciò che la tecnologia ci mette a disposizione, come tutta la parte nuova degli NFT per l’editoria sulla quale stiamo lavorando da tempo e con fiducia.
Insomma, se non si parla di cose nuove, da sempre, l’uomo si annoia.
Ma c’è un motivo.
L’attitudine innata dei sapiens sapiens è quella di esprimere, tramite la ricerca e la conoscenza, ciò che ha sempre caratterizzato la sua natura:
le novità, l’evoluzione e il fare esperienze nuove allo scopo di soddisfare l’esigenza che la sua natura stessa gli prescrive ovvero la curiosità.

Fin da piccolo mio padre mi ha abituato all’idea del viaggio. Sapeva parlare tre lingue oltre l’italiano e lo vedevo sempre “sul pezzo”. Inevitabile, per me che l’ho sempre osservato con attenzione estrema e ammirato, acquisirne l’esempio.
Ovviamente, per quanto mi è possibile.
Vedere il proprio papà viaggiare ovvero partire, star via di casa e ritornare: “vado all’estero”, diceva – perché quello è ciò che un bimbo vive – mi ha sempre affascinato e fatto sentire ME importante, come fossi con lui a fare quelle esperienze di lavoro.
Del tutto naturale, quindi, per me, assimilarne l’essenza da adulto.
E ciò avveniva anche al contrario: fin da piccolo avevo editori, illustratori, autori di libri di tutto il mondo che mi giravano per casa come fosse una cosa assolutamente normale.. e lo era! È solo ripensandoci ora quanto questo fosse assolutamente straordinario.
E oggi? Quindi cos’è il RISCIACQUO MENTALE?

Viaggiare, rispetto alla situazione di stasi mentale cui ci si abitua nella vita quotidiana a ripetere più o meno sempre le stesse azioni, per quanto sia magari variopinta e ricca di cose nuove e diverse comunque, rappresenta una sorta di reset:
si è costretti a pensare, a vedere e a fare cose completamente diverse,
perché la diversità lo richiede.
Pensare al passaporto, a comprare il biglietto di una metro su cui mai si era saliti prima, capire come funzionano i trasporti, uscire dall’aeroporto, muoversi, decidere dove mangiare e cosa, cosa vedere, come fare a incontrare chi, dormire su un letto diverso, sono cose apparentemente banali ma che ti costringono a riversare contenuti nuovi e inediti nella tua mente.

Beh, quando si dice che i viaggi sono rigeneranti è anche per questo. Certo, ci sono viaggi stancanti, magari non di piacere, etc. ma già solo per il fatto di essere seduti sul sedile di un aereo è di per sé stimolante.
Se vogliamo ottenere risultati diversi, dobbiamo compiere azioni diverse.
“È impossibile pretendere di risolvere i problemi allo stesso livello mentale di quando sono stati creati”.
Questo lo diceva Einstein, non io.
Il risciacquo mentale è proprio questo: far sì di introdurre nella propria testa elementi nuovi, diversi e stimolanti che ci portino a un livello di pensiero diverso.
Il viaggio è uno strumento efficace per ottenere ciò.
La vita stessa, però, è un viaggio e fa già da risciacquo mentale. Il problema appare nel momento in cui l’acqua (l’anima) ristagna e allora va risciacquata.
Di lì il senso del risciacquo ovvero del lavare via attraverso acqua fresca (nuove esperienze ed elementi) ciò che prima ci incagliava, facendoci rimanere fermi a stagnare.
La vita è un viaggio e per quanto possibile serve per fare esperienza: la cosiddetta esperienza della materia di cui si parla è proprio accogliere il nuovo come elemento vivificante.
Viaggiare ti costringe a farlo, la vita di tutti i giorni non sempre. Come mantenersi vivi allora?

Cercando di studiare, di esperire, di immaginare cose nuove che migliorano quelle esistenti nell’uso, nell’esperienza, nel piacere di aver fatto fiorire quella cosa, quella situazione.
Vale anche per le persone: la formazione migliora, la lettura stimola, l’educazione scolpisce dalla pietra l’opera d’arte che c’è (quasi) in ognuno di noi.
E, se ci pensiamo bene, la natura stessa dell’evoluzione, ha insita la crescita.
La Terra è un ambiente sotto il cui sole tutto cresce, non ciò che è inerte (anzi, depaupera) ma tutto ciò che è vivo, sì.
E tutto ciò che è vivo, se non viene fatto crescere (innaffiato, protetto, curato, fertilizzato), depaupera. Le aziende di per sé sarebbero inerti, come un pallone che se lo lasci lì si sgonfia.
Cosa le fa crescere? Fuori, il mercato, che è fatto di persone. E dentro, le persone. Persone che crescono, hanno obiettivi comuni e li alimentano, innaffiano, fertilizzano, fanno crescere le aziende.
Sono le persone che fanno crescere le cose, curandole. Come le piante, innaffiandole e prendendosene cura.
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Sono un imprenditore che ha a cuore la responsabilità non solo d’impresa ma anche di quella legata al ruolo sociale dell’imprenditore.
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Leonardo Aldegheri
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