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KATA TON DAIMONA EAYTOY

#267

Il poster appeso nella mia ex camera a casa di mia mamma è lì dal gennaio del 1994. Mai più toccato. Mi fu regalato da un’amica di casa al mio compleanno di quell’anno. Ne facevo 15 e di lì a poco mi sarei trasformato da un timido ragazzino a praticamente un diavoletto sebbene per breve tempo.

(Motivo per cui a casa mia ho appesa una bella Gibson SG Diavoletto, per ricordarmelo.. la chitarra elettrica di Angus Young e Robby Krieger).

Il poster in alternativa era quello dei Guns ma..

“non mi piacciono”, dissi all’epoca quando oggi a 42 vado pazzo.

Il concerto dei Guns’n’Roses a IMOLA il 10 giugno del 2017

Credo nello spirito del ROCK. Il rock è autenticità. E io se posso identificarmi con uno spirito autentico, lo faccio davanti a chiunque.

Ai primi ascolti dei Doors (che musica antica e sognante! Mi dicevo) avevo 14 anni e già sapevo tutto di Pink Floyd, AC/DC e Queen e posso affermare che la band che mi ha ispirato a suonare e iniziare con la batteria a 12 anni sono stati i Supertramp, un gruppo prog inglese degli anni ’70. Quelli di Breakfast in America, per capirsi.

Il mio pezzo preferito era Child of Vision, una meraviglia di più di 7 minuti che fa venire i brividi solo riecheggiando nelle mie orecchie ora.

Ce lo avevamo in casa perché girava un vinile originale datato Natale 1979, dopo due settimane avrei compiuto il primo anno di vita fuori dalla pancia di mia mamma, saremmo entrati negli anni Ottanta e già potevano raggiungere le mie giovani orecchie simili capolavori (grazie ai miei fratelli, invece già grandicelli).

Beh, tornando ai gruppi citati, tutte band leggendarie. Ma nessuna aveva Jim Morrison. Certo, i Queen avevano Freddie Mercury, che discorsi!

Ma Jim Morrison aveva dentro di sé un demone potentissimo che lo rendeva inquieto, enigmatico, spesso malinconico e allo stesso tempo irriverente e fottutamente carismatico.

Lui si sentiva più un poeta che una rockstar bella e maledetta ed è a lui che si deve quell’icona. A Venice Beach a Los Angeles lo si sente ancora nell’aria.

Quel demone, a mio avviso, porta il nome di “RIBALTATORE DELLE SITU-AZIONI O DELLO STATUS QUO”.

Azioni situate che non ammettono cambi di stato.

Sicuramente si è divertito un mondo questo ragazzo, avendo persino combattuto la guerra in Vietnam senza andarci.

E quando cantava la magica frase “The War is Over”, la guerra non era ancora finita in realtà ma l’energia che lui e i suoi compagni Ray, John e Robby sprigionavano nell’aria era quella di una guerra giunta alla fine quando tutti si buttano in strada felici e sollevati. Soprattutto VIVI (mi auguro arrivi presto quella sensazione quando l’era Covid sarà finita).

The Doors Live at Hollywood Bowl

Provare per credere, il pezzo è The Unknown Soldier.

Attenzione ai demoni: sulla sua tomba che ho visitato al Cimitero di Père-Lachaise (non potevo esimermi!) si trova un’iscrizione in greco che dice così: SECONDO IL SUO DEMONE.

Ed era un demone autodistruttivo che mentre lo ha condotto a diventare l’icona dannata che tutti conosciamo e che ha contribuito a ROMPERE per sempre gli schemi con un’America anni ’60 ancora molto rigida e razzista, ha contribuito – e continua a farlo – a influenzare le vite di milioni di persone, tra cui la mia.

Non certo in certi usi amico mio, ma nell’autentica attitudine al voler cambiare le cose in meglio rompendo con uno status quo infantilmente vetusto, ancorato a un passato che non esiste più e autoreferenziale, sì.

Il rock per lui è stato un mezzo più potente della poesia ma è la poesia che è rimasta nei nostri cuori.

KATA TON DAIMONA EAYTOY

(secondo il suo demone)

Ciao campione ribelle.
A 50 anni esatti dalla dipartita.

Ph. Credits: Paola Bertollo 😘😎🤟

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