LA STUPIDITÀ DELL’AUTOMOBILISTA MEDIO (E UN RI-MEDIO). Tre chilometri per andare in ufficio in moto. Esco di casa la mattina quando la mente è fresca più che mai nella giornata e tempo 500 metri una gentile signora anziana si inserisce in corsia decisamente incurante del mio sopravvenire.
Mi limito a dire: “la precedenza”.
Ulteriori 500 metri, inserisco la freccia per svoltare a sinistra mentre l’auto davanti prosegue dritto, salvo cambiare idea all’ultimo e svoltare proprio a sinistra – peraltro con una sola mano in quanto l’altra impegnata a portare il cellulare alla bocca inviando un vocale.
Tale manovra mi ha stretto sul senso di marcia opposto perché il demente non si era accorto della mia presenza su strada.
Tempo ulteriori 500 metri alla rotonda, un’altra deficiente segue l’andamento circolare della stessa rotonda con una sola mano sul volante perché l’altra impegnata a sollevare il telefono alla bocca per inviare quest’altro, ennesimo vocale.
I vocali sono diventati il fenomeno comunicativo dell’epoca attuale e mi domando come mai i gestori di telefonia mobile ancora si ostinino a mettere a pagamento la segreteria telefonica (è un banale cross-sell ma OK).
Vuoi disattivare la segreteria telefonica? Il buon Aranzulla te lo dice qui così possiamo dare libero sfogo all’estate del vocale, per dirla alla Tommaso Paradiso.
Ti mando un vocale di dieci minuti soltanto per dirti quanto sono felice.
Le immagini raccapriccianti dell’incidente di Bologna denotano che la strada è un luogo da non prendere sotto gamba.
Non più tardi di un paio di giorni fa uscendo dalla tangenziale ed effettuando regolare sorpasso entro la linea di mezzeria, sempre con la moto, l’auto che mi precedeva – guidata da una signora – improvvisamente e senza freccia fa per effettuare una inversione a U. Dico a U, su doppia linea continua. Scampata. S’è beccata un vaffa.
Per andare in banca, faccio per parcheggiare e uno straniero noncurante del rallentare del mio mezzo insiste nell’uscire col muso dallo stop perché lui aveva fretta e di fatto sfiorare la ruota posteriore della mia moto.
Trovatolo poi in posta permanente allo sportello da prima che arrivassi e rimanente oltre che me ne andassi, l’ho ignorato.
Giuro, ogni volta che salgo sulla moto mi faccio il segno della croce. Ma mi piacerebbe trasformarmi nel giustiziere della notte.
Signore distratte, giovani neo patentati con il mito di Schumacher, uomini con il testosterone a mille che devono affermare il loro ego-machismo, corridori che prendono le strade residenziali per percorsi di rally, rincoglioniti patentati che stanno in mezzo in autostrada con la corsia libera a destra anche sotto i 130 km/h e che si offendono se gli intimi di spostarsi, guidatori di furgoni che usano gli stessi alla stessa stregua di un go-kart attaccandosi al cu.., alla coda della macchina perché loro hanno fretta come il tipo della posta, camionisti che invadono la corsia per sorpassare un altro camion e guadagnare un metro mentre stai sopraggiungendo.
Il vero problema non è il senso civico (solamente) ma la stupidità e le cose stupide, profondamente stupide, che compiono le persone.
Magari per un metro. Magari per arrivare un minuto prima. Magari per essere partiti in ritardo. Tutti ci siamo passati. Io compreso.
Come salvarsi da tutto ciò? Ci pensano quelli di Verona Vice.
Per non risparmiare il medio all’automobilista medio.
Leonardo Aldegheri
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