L’ATTO VOLONTARIO DELLA CONSAPEVOLEZZA
#284
Sono incappato in questa foto cercando quella con David Mckee (vedi articolo precedente).

Risale a una dozzina d’anni fa. Lo ricordo non come un bel periodo. Non tanto o solo perché era l’anno in cui avevo saputo della malattia di mio padre. Ma perché ero proprio io un’altra persona.
Quel mondo non…
mi apparteneva pienamente. Tutto ha iniziato mano a mano a cambiare quando ho cominciato gradualmente ad acquisire maggiore consapevolezza, proprio in seguito a determinati eventi.
Ho scoperto il profondo potere dei libri. Della ricerca interiore. Dell’osservazione. Del focus su un modello del mondo alternativo, integrativo. È stato un anno zero. Da lì ho cominciato ad esperire le esperienze – per quanto possibile – come atto volontario.
Un po’ come dire che esiste una differenza sostanziale, ed esiste, tra esistere e vivere.
Vivere – con consapevolezza – riempie l’esistenza di significato.
Una bandiera che svolazza messa lì o un aquilone in balìa del vento è differente rispetto a un aereo o a un razzo dotati di propulsione.
Almeno per quanto riguarda la direzione. Entrambi hanno la medesima dignità ma uno rimane più o meno lì mentre l’altro sa dove sta andando. Questo vuol dire, in parte, “consapevolezza“.
Sorridere è anche un altro aspetto, prima non lo facevo più di tanto. Sorridere alla vita ne cambia la visione, nel bene e anche nel male.
La consapevolezza è un processo lunghissimo ma l’effetto è immediato, sebbene graduale.
Restituisce l’equilibrio o almeno un atteggiamento più centrato. Consapevole, appunto.
Battiato lo chiamava centro di gravità permanente.
Direzionare le energie come atto volontario consente in qualche maniera di non disperderle nell’etere e ci preserva anche dai “vampiri”.
Almeno si sa che quando qualcuno ne ha bisogno e cerca di rubarcene, se la gliela si elargisce, è un atto volontario, non qualcosa che supinamente e inconsapevolmente si subisce.
Dicevo a Filippo qualche sera fa che un atto volontario di gentilezza non lo fai per l’altra persona. Non lo fai nemmeno per te. O meglio, lo fai per entrambi.. ma soprattutto lo fai perché è giusto e basta.
Questo ricarica te, l’altro e l’equilibrio.
Il corpo vive nell’oggi. La mente spazia tra passato (rimuginamenti, memorie ma anche bei ricordi) e futuro (paure, pre-occupazioni ma anche speranze).
Portare alla luce il passato e “benedirlo” ritempra il presente e mette un semino per il futuro.
PACE SIA IN TUTTO IL PIANETA
Sia facilitazione per tutti.
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Sono un imprenditore che ha a cuore la responsabilità non solo d’impresa ma anche di quella legata al ruolo sociale dell’imprenditore.
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Leonardo Aldegheri
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