QUINDI? ALLA FINE, CHI SIAMO?
#227
Siamo chi siamo, ma anche chi raccontiamo di essere.
E non solo:
siamo le storie che CI raccontiamo.
Un turbinio di pensieri, dialogo interno, conferme e riconferme, a volte in un mix di vittimismo tipo “ecco, hai visto che..”. CHE COSA?
Quasi una sorta di pessimismo cosmico.
E invece NO, non siamo veramente nulla di tutto questo.
Disidentificarsi da tutto ciò che ci si aggrappa sulla pellaccia CI LIBERA.
Non è che non dobbiamo più essere niente, tutt’altro.
È che ogni volta che ci si appiccica sopra un etichetta alla nostra pelle, quella ci sottrae una parte di essere:
SONO QUELLO CHE SONO.
A prescindere.
Che non significa: sono un architetto.
Sono uno studente universitario.
Sono una mamma.
Sono tutti ruoli. E siamo contemporaneamente più cose!
Come a dire che siamo quello che stiamo facendo in quel dato momento.
Ad esempio, una mamma: brava, meticolosa, affettuosa con i figli e organizzata in casa e nella logistica, con abilità sociali e in più, magari anche brava a letto col marito.
Quante cose è, questa mamma?
Nessuna!
Lei È lei, e basta. Il resto sono “cose”.
Non siamo niente di tutto questo.
SIAMO.
Ed è già TUTTO.
Prendiamo ad esempio questi magnifici fiori. Non pensano, vibrano. Vibrano e basta. Sono la loro stessa bellezza. Sono soltanto il loro “essere”.
È questo ciò a cui dovremmo aspirare: ad ESSERE.
Tutto il resto è solo contorno. Congetture che alimentano squilibri, pensieri che transitano nella nostra testa e che colpevolizzano altri che manco ne sono a conoscenza, un po’ come prendersela col proprio fidanzato quando lei sogna che lui – nel sogno – ha fatto chissà che.
Sono tutte “aggiunte”. Aggiunte prive di senso.
“La vita non ha senso, la vita ci dà senso”.
– cit. Luca Nali che cita la grande Alda Merini
GODIAMOCELA, questa vita.
(interessante articolo del Sole24Ore qui).
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Sono un imprenditore che ha a cuore la responsabilità non solo d’impresa ma anche di quella legata al ruolo sociale dell’imprenditore.
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Leonardo Aldegheri
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