Quando vedi il talento di qualcuno, cosa fai? Lo incoraggi, lo riconosci o lo nascondi?
No, non è una domanda accusatoria la mia. Certo che no, ci mancherebbe.
Detesto da sempre chi punta il dito e si erge a giudicante quindi tanto meno mi ergo a puntare il dito e a giudicare a mia volta. Giammai.
Ma voglio portarti a fare un ragionamento.
È molto facile commuoversi guardando i Talent Show. Ci partecipano persone davvero talentuose alle volte. Capaci di fare spettacolo, abili a far sembrare in apparenza siano incapaci e incompetenti, prima..
..per aumentare il livello di suspence e di esplosione dell’emotività, dopo.
Più è ampio il divario, più sono aperti e increduli gli occhi e più sgorgano i lacrimoni in un tripudio di industrializzazione delle emozioni collocate in un capannone adibito a set dello spettacolo portato all’ennesima potenza e amplificate dall’occhio elettronico delle telecamere che vomitano addosso ogni cosa possibile sullo schermo piatto di una TV da 872xyz pollici.
No, non voglio riportarti sulla terra. Capita anche a me di commuovermi e constatare mediante schermo le abilità altrui. Di gente lontana.
Purché lontana. Beh, non per me. A me frega poco. Anzi, nulla.
Ma quando è il tuo vicino ad essere talentuoso?
Ti invito a fare la seguente riflessione: se il tuo sottoposto, il tuo collega, il compagno o qualcuno che abbia direttamente a che fare con te è davvero molto bravo..
..o è promettente e in potenza potrebbe benissimo farti le scarpe – pardon, superare il livello – se, in pratica, rappresenta un pericolo PER TE, come ti comporti?
- Lo temi?
- O lo assecondi?
Gli resisti o fai fluire il suo mondo?
Beh, il quesito è proprio all’ordine del giorno.
L’indole è padrona del controllo. O il controllo prende il sopravvento sulla tua indole e tu vai in panico, in tilt. E sei OUT.
Quando c’è di mezzo la competizione (essa sia tra fratelli, colleghi, amici, uomini per una donna, etc.), l’istinto nel senso più ancestrale del termine si anima e non ce n’è più per nessuno senza lasciar più spazio alla ragione e al discernimento.
- DISCERNIMENTO è assolutamente la parola magica.
Se l’amico, il fratello, il collega rappresenta per te una minaccia per il fatto che possa in qualche modo mettere in ombra le tue abilità, rimane una cosa sola da fare. Banale, semplice, fluida, liscia.
Riconoscerla e anzi, far sì che funga da traino all’aumento di abilità e competenze. In pratica, essa crea ricchezza per tutti. Non sono le tue abilità a essere messe in discussione, NO. A essere messa in discussione è la relazione tra le rispettive abilità.
Ognuno ha le proprie da valorizzare.
Il classico fatto derivato dal detto “l’allievo ha superato il maestro“, è, per il Maestro Intelligente, la sua più grande e meravigliosa soddisfazione.
Così per i figli che diventano più grandi dei padri.
Al contrario è come il padre geloso dell’altezza del figlio che lo supera di qualche cm, crescendo. Sì, è demente come cosa.
De-mente, senza mente, è causa di un’implicazione.. demenziale.
Ma capita, capita spesso. Gelosie tra parenti, irreprensione strumentale, invidie tra persone strette, amicizie che si perdono a causa della gelosia.
Sai una cosa?
Mi piacerebbe vedere nelle persone il saper intravedere il talento degli altri. Questo aspetto è fondamentale quando si fa impresa.
L’imprenditore davvero bravo è abile nello scegliere persone più brave di lui. Così le aziende crescono.
Non c’è bisogno di persone alle quali dire le cose che occorre fare.
C’è bisogno di persone che siano loro in grado di dire COSA occorrerebbe fare.
E MAI, MAI e poi MAI tarpare loro le ali. Non solo è un delitto ma se la prenderanno a morte con te. E hanno ragione.
Equivale ad essere gelosi di un figlio più alto. O più bravo.
La verità?
Non si dovrà mai emulare il capo ma portare valore all’organizzazione.
Il figlio non dovrà mai emulare il padre, non dovrà mai cercare di essere COME lui. Dovrà essere se stesso, né più né meno di essere se stesso al proprio meglio.
Nella creatività individuale risiede la ricchezza della collettività.
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Leonardo Aldegheri
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