SIAMO NEL MONDO. BENVENUTI NELLA REALTÀ
#278
Questa frase di Carl Gustav Jung (di Jung ne ho già parlato, questo è uno degli articoli più letti di sempre del blog DAL LIBRO ROSSO DI CARL GUSTAV JUNG CINQUE CITAZIONI (help-sviluppoideeaffari.com) citata da Performance Strategies che ho condiviso su LinkedIn mi ha fatto venire in mente un bizzarro..
quanto improbabile collegamento che propongo qui.
Riguarda il tema della responsabilità personale, come già citato nell’articolo di ieri:
OGNUNO SI TROVA IN UN PERCORSO EVOLUTIVO “MOLTIPLICATIVO” E IN RELAZIONE A QUALCOS’ALTRO
ovvero che tutto quello che facciamo dipendere da noi è sotto il nostro diretto controllo; quello che non facciamo dipendere da noi non lo è, compreso quello che lo sarebbe.
Hey, non sto dicendo che dobbiamo far dipendere le cose forzatamente da noi per paura di perderne il controllo accentrando le informazioni ma l’esatto opposto.
Che tradotto significa:
tutte le volte che non ci assumiamo la responsabilità di qualcosa “dando la colpa” a terzi vero è che ci stiamo deresponsabilizzando e apparentemente quel peso appare ai nostri occhi come più leggero; vero è anche che ci stiamo depotenziando trasferendo tutto il nostro potere di incidere su quella data cosa ai terzi di cui sopra senza poterci fare.. nulla.
La responsabilità pesa. Essere sul pezzo pesa. Avere sfide e obiettivi da raggiungere pesa.
Pesano come un macigno e servono le spalle larghe per portare le responsabilità. Ma andando in palestra le spalle si allargano facendo esercizio, allenandosi. Lo stesso vale per la responsabilità.
È una questione di attenzione. Di solito, dove poni l’attenzione?
È come dire che il focus si sposta direttamente sugli altri svuotando noi stessi di quel potere di fare, di quel poter fare che ci consente di intervenire su una data cosa. Quindi sono gli altri che sbagliano, apparentemente.. ma siamo noi a farlo per primi, depotenziandoci.

Non è un problema commettere un errore per il terrore di commetterlo ma il non fare perché non fare implica non imparare.
Imparare significa costruire e rafforzare sinapsi che si consolidano nella nostra testa: tutto è difficile prima di diventare facile.
Imparare una poesia, imparare ad andare in bicicletta, imparare un mestiere.
Certo ci vogliono decine di migliaia di ore per diventare veramente esperti in quella cosa ma se non lo si fa, non si imparerà. E poi, guarda caso, di chi sarà la colpa?
O meglio: la responsabilità?
Spesso e volentieri si confondono questi due termini che sembrano simili ma parlano di due poli diversi, quello della colpa il negativo, quello della responsabilità il positivo.
Dove va l’attenzione? Sta tutto lì il gioco.
TAFTI LA SACERDOTESSA – a proposito, mai letto Tafti? Eh, bisognerebbe perché sveglia per bene – dice:
Poniti l’obiettivo di mantenere l’attenzione.
Appena succede qualcosa, ti svegli.
Prima di fare qualcosa, ti svegli.
Acquisirai l’abitudine di gestire la tua attenzione e, in definitiva, la tua vita.
Questo, però, non ti dà il diritto di guardare dall’alto quelli che dormono.
Osservali impercettibilmente, non ostentare ciò che loro non sanno.
Fai finta di essere addormentato anche tu.
Questo vale per tutte le passeggiate, sia nella realtà che in un sogno.
Ricorda, prima di andare in un sogno, dovresti avere un atteggiamento benevolo nei confronti degli altri, altrimenti sarai punito.
Arrogante, dispettoso, sprezzante, schizzinoso o compiaciuto.
Otterrai solo un cicchetto sul naso.
Non da me, dalla realtà.
Da me è onore e grazia.
Tafti
[Dal Gruppo FB SenioR MasteR]
Io mi sento consigliare in genere tutti i libri di Vadim Zeland perché sono di una immediatezza unica.
Parlano di cose complesse che caratterizzano la realtà che abbiamo sotto il naso continuamente tutti i giorni. I più audaci notano gli schemi, le ripetitività. Altri continuano a compiere gli stessi errori.
Altri.. studiano. Mettono lì l’attenzione, osservano. Ecco, il rischio più grave è contrapporsi ai dormienti.
Ma chi sono i dormienti, veramente?
Il più sveglio può essere il più dormiente rispetto a qualcun altro, in un loop senza fine.
Siamo nel mondo. Benvenuti nella realtà.
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Sono un imprenditore che ha a cuore la responsabilità non solo d’impresa ma anche di quella legata al ruolo sociale dell’imprenditore.
Desidero un’impresa che sia strumento per migliorare le persone e il MONDO.
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Leonardo Aldegheri
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