Ogni volta che mi metto lì a scrivere qualcosa, lo faccio col preciso intento di tirare fuori qualcosa in più dalla riflessione precedente.
Non lo faccio perché mi piace. Lo faccio perché mi piace E perché possa essere utile a me e a chi legge. Possibilmente.
Altrimenti la cosa rimarrebbe fine a se stessa e avrebbe davvero poco senso.
Ogni cosa che mi muove ha il preciso intento di essere un processo verso una finalizzazione che porti a qualcos’altro.
Ecco la dovuta premessa rispetto all’argomento di stamattina.. perché – credo – questa sia una BOMBA.
È il massimo di quello che sono venuto ad apprendere nel percorso di ricerca che ho svolto sinora e mi vede coinvolto da tempo. Ciò che sto per dirvi è la mia scoperta più avanzata. Più preziosa. Più nuova in assoluto.
Avevo fatto parecchio tempo fa questa foto e mi è capitata in mano nel momento giusto.
Questo fiore è semplicemente meraviglioso.
Vivo. Rosso.
In un contrasto perfetto con il verde retrostante.
Cos’è un fiore se non un immagine pura e delicata che il solo guardarlo è un alimento rasserenante per la nostra mente?
Insegno ai miei figli di non cogliere i fiori dal prato. Non lasciarli lì – per quanto innocente possa essere un gesto di dono del fiore alla mamma – equivale a farli morire.
Nel germogliare, un fiore esprime il massimo della sua vita. Germogliare.
Una parola potente. Che ha a che fare parecchio anche con gli umani.
“Il Big Bang significa due cose completamente diverse a seconda di chi ne sta parlando”;
– come a dire che il mondo come lo vedo io è diverso da come lo vedi tu e da come lo vede lui. Ed è vero. Salvo essere lo stesso mondo per tutti e tre. E per tutti gli altri.
“Il Big Bang è un’esplosione di spazio, e non nello spazio. Non c’è centro o margine per l’esplosione”;
– come a dire che è lo spazio che riempie il tutto e non il tutto, lo spazio (prima vuoto). Significa che lo spazio è già pieno di per sé ed è pieno di me, di te di lui.
“Quando si dice che l’universo è in espansione, non è che si espande nello spazio ma è lo spazio ad espandersi dilatando l’universo”.
Ecco, appunto.
In pratica, nulla ci è dato da sapere se non il fatto che nel libero essere, possiamo vivere noi stessi pienamente, con la mente qui e nell’adesso come entità facenti parte di tutto questo e pressoché da sempre, costantemente riempiendolo.
Non siamo noi a riempire le nostre vite.
Sono le nostre vite a riempire noi. A noi è dato gestirle. Custodirle. Valorizzarle.
Per ciò non possiamo intervenire sul libero arbitrio degli altri, ma solo sul nostro.
E con esso, possiamo fare davvero molto.
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Sono un imprenditore che ha a cuore la responsabilità non solo d’impresa ma anche di quella legata al ruolo sociale dell’imprenditore.
Desidero un’impresa che sia strumento per migliorare le persone e il MONDO.
Quando osservi attentamente qualcuno che “fa bel viso e cattivo gioco”, nel lungo, il cattivo gioco è chiaro come un libro aperto e l’acqua cristallina di un mare da sogno.
In pratica, si lascia scoprire da solo.
Te ne accorgi perché in qualche modo senti, percepisci sempre qualcosa di distonico ma l’abitudine è quella di non ascoltare la voce interna. Il tuo inconscio, invece, sa tutto. Lui continua a registrare. Anche se la ragione in qualche modo procede dritta per la sua strada.
Sembra che un tale comportamento abbia una natura malvagia ma non è così.
Rispecchia solamente la natura della persona osservata. Se da un lato questa – apparentemente – si da da fare e crede di comunicare un atteggiamento collaborativo, nel momento in cui il tempo passa l’emersione dell’atteggiamento interno compare come l’immagine dapprima sbiadita di uno specchio umido che – mano a mano che il vapore si asciuga – successivamente restituisce la stessa nitida, con i contorni ben definiti.
In genere questo tipo di persona vive di presunzione cioè di assunzioni [concetti assunti come veri] pre-sunte.
Nella mia esperienza la presunzione restituisce sempre una ritorsione indirizzata verso il fautore dell’atto di PRE-SUNZIONE.
Quando a mia volta in passato mi sono dimostrato presuntuoso mi sono sempre preso dritto sui denti una puntuale bastonata. Ogni volta. Si tratta di un fatto energetico.
Qualsiasi cosa determini il generarsi di un qualsivoglia squilibrio, qualcos’altro interviene per ristabilire l’equilibrio.
La natura detesta gli squilibri, poiché in essa tutto tende all’equilibrio: la presunzione è un’azione “smodata” che va repressa. La natura non scherza.
Così come la presa in giro. Puntualmente chi si prende la briga di deridere qualcuno diventa oggetto di un fatto che tende a riequilibrare la cosa. C’è chi lo chiama karma.
La natura, inoltre, è sincera. Fa parlare l’inconscio.
Il contrario della presunzione non è una malcelata umiltà – a volte mascherata da un atteggiamento dimesso, nell’apparenza – ma semplicemente essere, senza auto esaltazione o auto screditamento.
Essere, semplicemente. Sii ciò che sei.
Basta fare le proprie cose, essere impegnati “serenamente”, sapendo che quello che stai facendo ti concentra e ti appaga. Soprattutto sapendo – cioè esserne consapevoli – che ciò aggiunge in qualche modo valore vero, nuovo, autentico a una vita in perenne e costante evoluzione.
Nulla che sia ripetitivo, tutto che sia evolutivo.
Senza aspettative, senza risentimento verso nessuno, perché sai che il lavoro che stai facendo lo stai facendo al meglio e il mondo lo riconoscerà se riterrà opportuno che ciò sia propulsivo, determini cioè una spinta in avanti.
Tutto ciò che spinge in avanti è ben gradito.
Lo riconosceranno le persone della tua vita senz’altro, quelle di valori, quelle di valore per te e tu per loro [ne parlo qui – Le persone della tua vita] – non certo quelle che il tuo valore lo nascondono tradite dal loro inconscio [ne parlo anche qui a proposito dei paurosi conservativi]. Ma ora lo sai.
Nel lungo periodo è dunque sempre l’inconscio che parla. E sa se sei sincero. Il contraltare di ciò – come già accennato – si chiama consapevolezza.
Nel momento in cui siamo inconsapevoli siamo “scoperti” cioè potenzialmente sotto attacco di persone, cose e situazioni.
Mantenere sotto controllo i 60-70 mila pensieri stimati giornalieri è una questione di esercizio. Si tratta di dire – e fare – “sono costantemente consapevole di cosa sto pensando, so cosa sto facendo, come e perché” perché l’approccio al mondo cambi radicalmente.
Specchio, specchio delle mie brame..
E se anziché chiedere allo specchio, fossimo noi a proiettare l’immagine desiderata da riflettere?
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