LA VITA CHE VOLEVO
Stamattina sono andato in ufficio, quasi come ogni sabato eccetto quando, in pratica, ho i corsi di formazione.
Si tratta del momento ottimale per pensare, recuperare le cose in sospeso, pianificare, fare tutte quelle cose che nel brusio della quotidianità settimanale fai più fatica a fare.
La vita che volevi era andare in ufficio di sabato?
Stamattina sono andato a fare un lancio.
Sì, dopo l’ufficio sono andato a lanciarmi col paracadute (meglio averne uno sulla schiena, non si sa mai) e dato che sarei dovuto andare a prendere mio figlio un po’ prima come quando sta con me, siccome aveva un sacco di compiti da fare e sarei andato più tardi, ho pensato di fare un giro a 4000 metri dopo qualche settimana di astinenza e saltare da un aereo con un amico, atterrare, cambiarmi e correre a prendere il mio cucciolo.
La vita che volevi era andare in aria per precipitare ai 250 km/h?
Stamattina poi, guidando, ho incontrato un gruppo di ciclisti, di quelli super acuti che si mettono in formazione come birilli del bowling e al mio cortese (dico sul serio) sollecito di posizionarsi in fila indiana data la pericolosità della nuvola formatasi mi sono sentito dire in perfetto italiano dantesco “sta sito ti che te parli con quela machinassa” conditamente a coloriti improperi e qualche insulto per cui nonostante ciò sono stato felice di avere avuto un dialogo comunque costruttivo con degli esseri umani dotati di elevata caratura intellettuale (alla stessa maniera di coloro i quali, ad esempio, permangono nella corsia centrale in autostrada nonostante quella a destra sia deserta come le regioni centrali dell’Africa in estate con i leoni affamati e antilopi magre con lo scheletro a dieta).
La vita che volevi era discutere con ciclisti con il quoziente intellettivo di un Nobel?
Stamattina sono andato a prendere mio figlio e mentre guidavo tranquillamente in tangenziale verso casa sono stato avvicinato posteriormente a grande velocità da un SUV dalle notevoli proporzioni un po’ come il Rocco Siffredi delle auto e l’energumeno che sedeva sui molti cavalli della Mercedes GLE nera – che ho provveduto a denunciare alle forze dell’ordine – mi ha scattato una foto mentre sorridente gli esponevo il mio pollice (NON il dito medio, lo giuro) alzato.
Cosa avesse costui da me a desiderare intento a immortalarmi nel mentre in cui guidava?
Forse a discernere il motivo per cui rispettando semplicemente i limiti non poteva sorpassare il mio veicolo (macchinassa) sulla destra, immagino.
La vita che volevi era farti scattare fotografie in tangenziale?
Ma no.
Certo che no, è che a mio avviso la questione è molto semplice.
In giro esistono vari tipi umani più o meno vicini al cercopiteco che ci ha anticipati qualche anno fa ed esistono vari tipi umani vicini alla versione evolutiva migliore della nostra specie che spingono in avanti, nonostante i cercopitechi, l’umanità intera.
A favore anche dei ciclisti in nuvola e a favore di arroganti fotografi col SUV.
La vita che volevi era parlare di questi episodi di normale e quotidiana umanità?
L’essere umano è fondamentalmente un animale con però una straordinaria e contraddittoria capacità evolutiva.
In pochi anni (sì e no 200.000) ha avuto un boost significativo nell’1% di questo lasso temporale e cioè solo negli ultimi 2000 anni che nei 4.8 MLD di vita della terra corrispondono a qualche 0,0000000X.
Se eravamo in 180 MLN nell’anno ZERO e se se siamo in così tanti oggi (il primo MLD è stato raggiunto solo nel 1800) è perché negli ultimi 200 e rotti anni ci si è dati un po’ da fare, in alcuni.
In altri no, non tanto.
Ad ogni modo, la vita che volevo è questa: libera.
Libera di esprimere.
Libera di volare.
Libera di fare.
Libera di costruire.
Libera di essere.
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Leonardo Aldegheri
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